Sap 17, 1-2. 5-7. 20 – 18, 1a. 3-4; Sal 104 (105); Mc 10, 46b-52
Nessun fuoco, per quanto intenso, riusciva a far luce, neppure le luci più splendenti degli astri riuscivano a rischiarare dall’alto quella notte cupa. Appariva loro solo una massa di fuoco, improvvisa, tremenda; atterriti da quella fugace visione, credevano ancora peggiori le cose che vedevano. Fallivano i ritrovati della magia, e il vanto della loro saggezza era svergognato. Soltanto su di loro si stendeva una notte profonda, immagine della tenebra che li avrebbe avvolti; ma essi erano a se stessi più gravosi delle tenebre. Per i tuoi santi invece c’era una luce grandissima. (Sap 17,5-7.20)
Il libro della sapienza descrive l’esperienza dell’esodo usando l’immagine del contrasto tra la luce e le tenebre. Il Signore è luce, tramite un fuoco che illumina guida il popolo nella notte, mentre gli egiziani sono immersi nelle tenebre, non possono trovare una via di uscita. Quell’immagine serve per descrivere il buio nel quale brancola chiunque rifiuti di riconoscere la possibilità di seguire la parola del Signore, ostinandosi a preferire il peccato.
La durezza di questa descrizione non può avere come scopo quello di creare paura, bensì quello di spingere ciascuno a considerare la possibilità di lasciarsi illuminare dal Signore per percorrere una via che conduce alla libertà.
Preghiamo
Li fece uscire con argento e oro;
nelle tribù nessuno vacillava.
Distese una nube per proteggerli
e un fuoco per illuminarli di notte.
dal Salmo 104 (105)