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Percorsi ecclesiali

Il Natale 2023 nella Chiesa ambrosiana

Sirio 15 - 21 luglio 2024
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Te Deum

«Cominciamo tutti a essere seminatori di pace»

Monsignor Giuseppe Vegezzi, in rappresentanza dell’Arcivescovo in visita in Brasile, ha presieduto i tradizionali Te Deum di ringraziamento dell’ultimo giorno dell’anno. Nell’omelia nella chiesa di San Fedele, ricordando le tragedie delle guerre in corso, i femminicidi e le violenze che hanno funestato questi mesi, ha invitato a essere uomini e donne della speranza e della fiducia. Soprattutto in questo tempo di riflessione e di cambiamento per la Chiesa.

di Annamaria BRACCINI

31 Dicembre 2023

«Speravamo che il 2023 portasse la pace in questo nostro continente e, invece, ci siamo trovati con la pericolosa guerra nella terra di Gesù: quante immagini di sofferenza abbiamo negli occhi, quante vite spente anche di bambini e di persone innocenti». Senza dimenticare che «se il termine “femminicidio” è stato scelto dalla Treccani come parola del 2023, una ragione seria c’è, ed è la sua attualità persistente e anzi crescente se non allarmante».

Eppure, anche con le sue tragedie, «con queste nubi, il 2023 è stato, un anno del Signore» che chiede a ognuno di impegnarsi per la pace, per una società migliore, per una Chiesa «fatta di veri discepoli di Gesù», capace di contagiare, con la gioia del Vangelo, il mondo.

Nel tradizionale Te Deum dell’ultimo giorno dell’anno, monsignor Giuseppe Vegezzi, vescovo ausiliare e vicario per la Zona pastorale I Milano, che rappresenta l’Arcivescovo impegnato nel suo viaggio in Brasile per visitare i Fidei donum ambrosiani, non nasconde i tanti drammi che attraversano il mondo e il nostro Paese, ma invita a guardare al domani e, quindi, al nuovo anno, con fiducia, così come aveva fatto anche il vescovo Mario nei suoi auguri per il 2024, da lui definito appunto “l’anno della fiducia”.

Una fiducia a cui monsignor Vegezzi dà voce, nella centralissima parrocchia di Santa Maria della Scala in San Fedele affidata alla comunità dei Gesuiti, dopo aver presieduto, nel pomeriggio, anche la celebrazione di ringraziamento presso il Pio Albergo Trivulzio.

Accanto a lui, per il rito in San Fedele, alcuni concelebranti gesuiti, tra cui il presidente della Fondazione “Carlo Maria Martini”, padre Carlo Casalone, e il parroco, padre Iuri Sandrin che porge il saluto iniziale, dicendo. «A nome della parrocchia e della comunità che qui opera da molti anni vi do benvenuto e rivolgo un grazie a monsignor Vegezzi».

Il quale, a sua volta, aprendo la celebrazione, ricorda papa Benedetto XVI, tornato alla casa del Padre esattamente un anno fa. «Ringraziamo il Signore per il suo pontificato e per quello che ha fatto e che ha dato, unendo cosi la Chiesa terrena alla Chiesa celeste». Molti, come sempre, i fedeli presenti per questa Messa e per il canto di ringraziamento, a cui non manca l’autorità civile, con la rappresentante del Primo cittadino di Milano, la vicesindaco Anna Scavuzzo, con la fascia tricolore.  

 Il richiamo alla responsabilità

«Se guardiamo indietro ci accorgiamo che la tentazione è di vedere in modo tutto negativo quello che è passato sotto i nostri sguardi» ma, come credenti, non possiamo dimenticarci che anche questo è stato un “Anno Domini”», osserva subito Vegezzi (leggi qui l’omelia). 

Ovvio il richiamo alla responsabilità. «Tanta gente sente la guerra come una malattia da contrastare, nonostante la paura. Tutte le persone di buon senso percepiscono l’assurdità della guerra. È sconcertante il fatto che ancora oggi gli uomini pensino si possa fare la guerra come strumento per ottenere dei risultati, una forma di stupidità imperdonabile per il troppo male che producono. Come dice il nostro Arcivescovo Mario: “Questa è la nostra responsabilità: anziché lasciarci prendere dalla preoccupazione e dalle paure per le guerre dovremmo avere la fierezza di dire: Ecco, qui abita il popolo della pace”. Cominciamo tutti noi, nel nostro piccolo, con il nostro vicinato, a essere seminatori di pace, altrimenti il Principe della Pace che abbiamo accolto e cantato in questi giorni resta solo una bella favola. È urgente trovare tutti insieme, con tutte le alleanze possibili, nuove vie di dialogo che conducano al pace per questo nostro amato mondo».

E così pure di fronte all’abominio dei femminicidi, definiti «brutali uccisioni senza alcun senso», non si tratta solo di denunciare una sorta di “cultura patriarcale malata”, ma di impegnarsi tutti insieme «per una civiltà che rifiuti nelle parole, negli atti e nei fatti la violenza sulle donne e che superi finalmente la follia di voler possedere una persona o di volerne determinare con la violenza le scelte e le decisioni».

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Le sfide della Chiesa

E se questo impegno di pacificazione è ciò che, come cristiani, dobbiamo e vogliamo testimoniare nella società, anche a livello ecclesiale – sottolinea ancora il vescovo Giuseppe – sono molti e significativi gli impegni che attendono una Chiesa universale in via di rinnovamento nella quale, pochi mesi fa, si è celebrata la prima tappa del Sinodo. «Una tappa che ci invita a guardare al prossimo anno come momento di grazia per capire che tipo di Chiesa vuole suggerirci lo Spirito Santo, per essere sempre di più e sempre meglio, una Chiesa fatta da veri discepoli di Gesù, capace di contagiare della gioia del Vangelo ogni uomo e ogni donna che ci incontra».

Il pensiero va anche al mese di agosto dell’anno che si chiude e allo straordinario successo della Giornata Mondiale della Gioventù svoltasi a Lisbona, a cui ha partecipato lo stesso vescovo Giuseppe: «Non è vero che i giovani non ci sono e non ascoltano».

«Anche in questo nostro tempo apparentemente lontano da Dio – è inutile nasconderlo -, con una Chiesa un poco affaticata, la parola di Gesù ha ancora la forza di infondere speranza nel cuore dell’uomo e fargli guardare al futuro con uno sguardo desiderabile, vivendo la vita con le sue gioie e i dolori», scandisce ancora il Vescovo che richiama il momento vissuto dalla Chiesa ambrosiana con la conclusione della Visita pastorale di monsignor Delpini alla Città di Milano.

«Da questa visita l’Arcivescovo ha trovato molte ragioni per rallegrarsi perché in città ci sono molti segni del Regno di Dio che è venuto: Gesù è presente e la Chiesa è viva per continuare la sua missione. La comunità cristiana a Milano è presenza attiva, apprezzata, generosa, annuncia a tutti la speranza, continua ad accogliere tanti fratelli e aiuta con generosità tutti coloro che bussano alla sua porta. Tanti segni di bene sono seminati nella comunità cristiana e altrove. Non c’è solo il male, ci sono anche questi molti segni di bene che vanno considerati e valorizzati».

Cantiamo il nostro ringraziamento

Per tutto questo, «con questi e tanti altri sentimenti, anche in questo ultimo giorno dell’anno, siamo qui a cantare il nostro Te Deum, il nostro ringraziamento. Signore continua ad essere la nostra guida». Come fare per essere uomini della speranza? Bisogna avere gli stessi sentimenti di Cristo come ci ha detto Paolo nella Lettera ai Filippesi che abbiamo ascoltato. Che il nuovo anno inizia con questi sentimenti», conclude monsignor Vegezzi.

Infine, il canto che si alza nella chiesa inondata di luce, con la partecipazione corale di tutti i fedeli presenti, quasi per diffondersi sull’intera città.