At 8,1b-4; Sal 65 (66); 1Cor 15,21-28; Gv 6,30-35
In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme; tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria. Uomini pii seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li faceva mettere in carcere. Quelli però che si erano dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola. (At 8,1b-4)
In occasione del martirio di Stefano e della persecuzione che ne segue, la Parola esce da Gerusalemme e si avvia il suo processo di espansione universale. La corsa della Parola continua: gli sforzi anche violenti degli uomini non riescono a soffocarla. Alla potenza della Parola occorre credere, perché essa non smette di toccare i cuori, di avvincere gli animi, di svelare il mistero di Dio. Tuttavia la vittoria inarrestabile della Parola non significa assicurazione di potenza e di vita per coloro che ne sono i portatori. Gli annunciatori devono attendersi opposizioni, persecuzioni e addirittura il martirio. Mentre la Parola è forte, gli evangelizzatori portano il vangelo sotto l’ombra della croce. Ma qui v’è il paradosso: la sconfitta dei testimoni diventa provvidenziale, perché fa crescere ed espandere l’annuncio. La persecuzione, sottile o esplicita, diventa la caratteristica della Chiesa che testimonia.
Preghiamo
Signore Gesù,
donando la tua vita sulla croce ci hai offerto te stesso.
Continua a nutrirci col pane dell’Eucaristia
che ci dona di stare ai piedi della croce,
per ricevere il frutto della salvezza.
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]