At 7,55-8,1a; Sal 30 (31); Gv 6,22-29
Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro [Stefano], lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. (At 7,57-58)
Dopo il discorso di Stefano e la visione del Figlio dell’uomo, Luca racconta la reazione dei suoi interlocutori. Le grida e il gesto di turarsi che orecchie segnalano il rifiuto del Crocifisso di cui Stefano ha proclamato la glorificazione presso Dio. Segue poi l’aggressione. Il narratore costruisce un sottile ma forte parallelismo con la passione di Gesù. Gli interlocutori si scagliano contro Stefano. Il gesto di «trascinarlo fuori della città» stabilisce un punto di contatto con la vicenda di Gesù (cfr. Lc 4,29; 20,15). La lapidazione richiama le parole di rimprovero di Gesù verso la città santa: «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te» (Lc 13,34). La morte violenta di Stefano conferma le parole profetiche di Gesù. Insomma, il discepolo è associato al Maestro nella morte. La comunione con la morte del Signore è già anticipazione della vittoria pasquale. La conformazione alla croce prelude alla risurrezione. Spesso al discepolo di tutti i tempi pare di essere sempre e solo in comunione con la morte del Signore; essa però è già preludio alla vittoria ultima che colma di speranza e di coraggio anche nel tempo della persecuzione.
Preghiamo
Signore Gesù,
nel tempo della passione donaci la fede
per intravedere nel tuo volto crocifisso
i tratti della tua vittoria pasquale.
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]