Una grande partecipazione popolare – dai genitori dei bambini dell’iniziazione cristiana fino alla terza età – ha caratterizzato le celebrazioni e gli incontri con l’Arcivescovo durante la sua Visita pastorale nel Decanato di Cantù (Zona V), conclusasi ieri. «L’Arcivescovo ha fatto tappa in diversi luoghi significativi, come la Casa per padri separati, l’ospedale e la Cascina Cristina, destinata a onlus per aiutare i bambini autistici – sottolinea don Fidelmo Xodo, responsabile della Comunità pastorale San Vincenzo di Cantù -. Visite importanti sia per le persone che hanno potuto incontrare l’Arcivescovo, sia per lui, che ha avuto modo di conoscere da vicino queste realtà».
Fermento e interesse sono stati i tratti distintivi della Visita anche nelle quattro parrocchie riunite nell’altra Comunità pastorale cittadina, Madonna delle Grazie. Particolarmente apprezzati gli incontri con i genitori e le omelie pronunciate dall’Arcivescovo. «Al Consiglio pastorale sono state consegnate le direttive su cui lavorare nei prossimi anni – spiega don Paolo Dondossola, responsabile della Cp -. L’Arcivescovo è stato molto contento della preparazione della liturgia, che ha definito “molto curata”. Ci ha invitato anche a creare momenti di accoglienza e saluto all’uscita della celebrazione e ad aiutare le persone (soprattutto i bambini) a interiorizzare nei momenti di silenzio».
Tanti gli spunti offerti anche su altri fronti. Per quanto riguarda l’attenzione vocazionale dei più giovani, monsignor Delpini ha suggerito di sollecitare i ragazzi a mettersi in ascolto della Parola di Dio e di coinvolgerli in proposte caritative per aiutarli a migliorare la propria autostima. «Sotto il profilo culturale l’Arcivescovo ha chiesto di entrare in relazione con la realtà che ci sta intorno e di far capire, attraverso il dialogo, che la proposta cristiana è un aiuto per la vita buona», aggiunge don Dondossola. Nelle diverse iniziative proposte è poi importante non guardare tanto al numero delle famiglie partecipanti, ma saper “accendere un fuoco”, consegnare spunti di riflessione che le persone possano portare via con sé e consegnare agli altri.
«Nell’incontro con i giovani alcuni hanno chiesto cosa devono fare quando hanno un dubbio sulla fede. L’Arcivescovo ha risposto che bisogna trasformare il “perché” causale presente nella domanda in un “perché” finale. Per farlo basta chiedersi: che occasioni ho io per amare in questa situazione così difficile che mi trovo ad affrontare? Uno spunto di riflessione anche per i più grandi», conclude don Dondossola. Il lavoro ora proseguirà con il Vicario episcopale.