Es 25, 1-9; Sal 96 (97); Eb 7, 28 – 8, 2; Gv 14, 6-14
Il Signore parlò a Mosè dicendo: «Ordina agli Israeliti che raccolgano per me un contributo. Lo raccoglierete da chiunque sia generoso di cuore. Ed ecco che cosa raccoglierete da loro come contributo: oro, argento e bronzo, tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, pelle di montone tinta di rosso, pelle di tasso e legno di acacia, olio per l’illuminazione, balsami per l’olio dell’unzione e per l’incenso aromatico, pietre di ònice e pietre da incastonare nell’efod e nel pettorale. Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi». (Es 25,1-9)
Quella descritta dal libro dell’Esodo è una procedura assai mondana, abituale ancora ai nostri giorni: è necessario il contributo di tutto il popolo perché si possa realizzare una nuova costruzione, nello specifico il luogo dove rendere culto al Signore. Proprio quell’operazione, però, manifesta lo stile del Signore: egli vuole essere presente nella vita del suo popolo, avere una casa per abitare tra loro. Il suo prendere dimora tra gli esseri umani, fin dagli eventi dell’Esodo, si affida alla generosità della loro accoglienza, alla disponibilità del loro contributo. Uno spunto che mette in discussione i cristiani ancora oggi, il Signore non si impone, ma è nelle mani di ciascuno, affidata alla sua disponibilità, la possibilità che egli sia presente nella vita di tutti.
Preghiamo
Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.
Odiate il male, voi che amate il Signore:
egli custodisce la vita dei suoi fedeli,
li libererà dalle mani dei malvagi.
dal Salmo 96 (97)