Un nuovo passo importante per la causa di beatificazione di un Cappuccino nato nella nostra Diocesi si è compiuto ieri: papa Francesco ha infatti autorizzato la promulgazione del Decreto sull’eroicità delle virtù di padre Alberto Beretta.
Giovinezza tra Milano e Bergamo
Nato a Milano il 28 agosto 1916, Enrico – questo il suo nome di battesimo – è il settimo dei tredici figli, cinque dei quali morti in tenera età, di Alberto Beretta e Maria De Micheli, che hanno casa in piazza Risorgimento 10.
Nel 1925 si trasferisce con la famiglia a Bergamo. La sua doppia vocazione nasce grazie all’incontro con padre Adriano da Zanica, cappuccino, missionario in Brasile. S’iscrive quindi a Medicina, continuando gli studi anche nel periodo trascorso a Genova.
Affianca allo studio la frequentazione del circolo teologico-culturale «Il Ceppo», fondato da padre Genesio da Gallarate nel convento cappuccino di viale Piave 7: lì conosce Marcello Candia (Venerabile dal 2014), del quale diventa amico.
Cappuccino e medico
Il giorno del funerale del padre, Enrico comunica alla famiglia la sua decisione: sarà cappuccino e medico a Grajaú, in una vastissima area del tutto sprovvista di assistenza medica. Parte per il noviziato, ma la guerra lo obbliga ad andare a Firenze per il corso allievi ufficiali. Dopo la caduta del fascismo, sceglie di nascondersi nella casa di famiglia a Viggiona, poi raggiunge il fratello Ferdinando in Svizzera.
Terminata la guerra, inizia la formazione nello studentato teologico di piazzale Velasquez a Milano: veste il saio nel febbraio 1948 e, in onore dei genitori, diventa fra Alberto Maria. Viene ordinato sacerdote dal cardinal Schuster il 13 marzo 1948; arriva a Grajaú, nel Maranhão, il 2 agosto 1949. Sei giorni dopo pronuncia parole che hanno il sapore di un programma di vita: «Il Signore accompagna da vicino qualsiasi anima. È lui il Salvatore di tutti. È lui, il Signore, colui che cura gli ammalati, noi siamo soltanto strumenti nelle sue mani».
L’attività medica riempie ogni sua giornata: si tiene aggiornato per fornire le migliori cure possibili specialmente ai malati oculistici e ai lebbrosi. Dedica comunque moltissimo tempo alle visite nei villaggi (le desobrigas), per potervi celebrare la Messa almeno una volta l’anno. Il 16 agosto 1964, con la professione perpetua, è accolto definitivamente nell’Ordine cappuccino.
Presente alla beatificazione della sorella Gianna
Un’emorragia cerebrale lo colpisce la vigilia del Natale 1981 e lo costringe a tornare in Italia nel gennaio 1982, dopo trentatré anni di missione. Da allora, semiparalizzato, vive tra la casa di famiglia di Bergamo e l’infermeria dei Cappuccini. Ha però la gioia di poter assistere, il 24 aprile 1994, alla beatificazione della sorella Gianna. Alla canonizzazione, invece, non è presente: è infatti morto alle 15 del 10 agosto 2001, a Bergamo.
Il processo diocesano della causa di frei Alberto, come ancora oggi è ricordato in Brasile, si è svolto a Bergamo dal 18 giugno 2008 all’11 settembre 2013. Il suo corpo invece riposa nella chiesa di Sant’Alessandro in Cattura a Bergamo, precisamente nella cappella dedicata a san Francesco d’Assisi.
La sua vita è stata raccontata in molte pubblicazioni, come il volume per bambini Musica nella foresta.