Il decanato di Merate, dove si tiene la prima visita pastorale decanale dell’Arcivescovo, si colloca in una parte del territorio della Brianza soggetto ad una forte trasformazione sia sotto il profilo economico (con l’espansione della piccola industria e in particolare del settore terziario – centri commerciali, servizi… – e la progressiva decadenza della tradizione agricola), sia sotto quello socio-religioso.
La vicinanza dei paesi del decanato ai grossi poli industriali di Milano, Bergamo, Lecco, Monza, ha fatto di questa zona un centro di attrazione per molte famiglie che si allontanano dal caos cittadino in cerca di aree più tranquille e «verdi», che siano però ben collegate con i luoghi di lavoro. Questo ha provocato un forte sviluppo edilizio sul territorio di tipo signorile, villette e piccoli condomini, con un’espansione del mercato della casa e in molte zone (Merate, ad esempio) con un forte aumento dei prezzi. Fatto che genera un doppio fenomeno migratorio: da una parte l’arrivo di nuove famiglie dalla città, dall’altra l’allontanamento delle giovani coppie dai paesi di origine verso aree meno costose dal punto di vista abitativo.
Accanto ai «cittadini» é utile segnalare anche l’inserimento sul territorio di un certo numero di immigrati extracomunitari, stabilmente residenti e occupati soprattutto nelle imprese artigiane della zona. I risvolti sociali della trasformazione in corso sono rilevanti. L’inserimento dei nuovi arrivati provoca una perdita di omogeneità tra la popolazione che può essere, positivamente, motivo di innovazione e ricchezza culturale per il confronto con nuove mentalità, ma può essere, negativamente, origine di uno sgretolamento del tessuto sociale e la perdita dei valori tradizionali ancora molto vivi in una parte della popolazione.
L’azione della Chiesa in un simile contesto non é facile. Di fronte al fenomeno della secolarizzazione, che l’immissione di queste nuove famiglie accelera, urge una formazione cristiana sempre più improntata al radicamento personale della fede e non semplicemente legata ad alcuni gesti o tradizioni religiose. Il passaggio da un cristianesimo di tradizione ad uno di convinzione è importante anche per affrontare la sfida delle nuove forme di religiosità che vanno crescendo nel nostro territorio (Testimoni di Geova, Mormoni…) e per un consapevole approccio di tipo ecumenico con cristiani di altre confessioni e di tipo interreligioso con credenti provenienti dal mondo Islamico, dal Buddismo, dall’Induismo, religioni di appartenenza di molti esteri residenti nei nostri comuni.
C’é poi il problema dell’inserimento e del coinvolgimento delle nuove famiglie nell’attività pastorale, che vanno in un certo senso «cercate», «visitate», «invitate», naturalmente senza eccedere nell’invadenza. Serve soprattutto incentivare la collaborazione tra le diverse parrocchie del decanato, che in questi anni già é stata ben avviata soprattutto sul versante della pastorale giovanile, con l’avvio tra l’altro di una «unità pastorale» tra le parrocchie di Osnago, Cernusco, Pagnano. La dislocazione dei servizi sul territorio (sanitari, scolastici…) e il fenomeno migratorio delle giovani coppie chiedono alle Chiese locali di mettere a punto strategie pastorali d’insieme, che sappiano guardare al di là del proprio campanile.