Un giorno che passerà alla storia quello della posa della prima pietra per la chiesa di via Capecelatro dedicata a don Carlo Gnocchi, che il prossimo 25 ottobre sarà beatificato a Milano. Una folla immensa ha partecipato ieri alla cerimonia, come già nel 1955 quando fu posata la prima pietra del Centro Pilota alla presenza del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Molte le autorità presenti anche il 2 marzo che hanno confermato l’attualità di don Carlo e apprezzato il grande lavoro in ambito sanitario e assistenziale che la Fondazione Don Gnocchi svolge attraverso i suoi 5600 operatori nei 28 centri sparsi sul territorio nazionale. A fare da corona alla cerimonia anche alcuni gruppi di alpini a ricordare il prete-cappellano che «nelle lande russe», come ha detto il presidente mons. Angelo Bazzari, «ha sognato questa sua creatura». Don Carlo, ha aggiunto, «è quasi beato, non più solo maestro di vita, seminatore di speranza, sostenitore e realizzatore, ma dal 25 ottobre sarà anche nostro protettore e nostro intercessore». La costruzione della chiesa e del museo dedicati a don Gnocchi, ha detto Diego Maltagliati, direttore del Centro S. Maria Nascente, rappresentano «un nuovo inizio dopo 50 anni di vita di questo centro inaugurato nel 1960». In questi anni la Fondazione è cresciuta molto aprendo nuovi centri e offrendo più servizi ai cittadini. «Noi siamo gli eredi di don Carlo e siamo accanto alla vita sempre», ha detto il direttore generale Silvio Riboldazzi, «un impegno che ci ha trasferito il nostro fondatore».
Un Centro in Sierra Leone
Oggi la Fondazione non opera solo in Italia, ma anche nei paesi poveri: in Sierra Leone ha contribuito con altri partner alla costruzione di un’unità chirurgica inaugurata recentemente dal ministro Franco Frattini. L’assessore Mariolina Moioli ha voluto ricordare i rapporti di «collaborazione molto importante» tra il Comune di Milano e la Don Gnocchi. Oltre al centro estivo e a quello diurno frequentati da tanti ragazzi, l’assessore ha sottolineato il lavoro di tanti operatori che diffondono «una cultura capace di porre sempre al centro la persona». Al di là del momento di crisi generale, il gesto simbolico della posa della prima pietra, ha detto invece Alberto Mattioli, vicepresidente della Provincia di Milano, «contribuisce a rafforzare il valore della perseveranza nel nostro Paese e nella nostra società», oltre allo «spirito di solidarietà e alla concretezza lombarda». E in effetti lo stesso don Gnocchi, ha ricordato Mario Sala della Regione Lombardia, ha saputo «trovare risorse per la sua opera», sensibilizzando l’opinione pubblica anche attraverso eventi come la trasvolata oceanica o il documentario “I bambini ci giuocano”.
Ma don Carlo è stato anche un grande educatore, come ha sottolineato il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: «Oggi la scuola ha il compito di ridare fiducia, ottimismo e speranza». Di fronte alla crisi economica auspicato «che non ci sia una crisi di valori».
Un progetto ambizioso
Quella che don Gnocchi ci ha lasciato è una «grande lezione», ha detto Maurizio Lupi, oggi vicepresidente della Camera dei deputati, ma già assessore all’urbanistica per il Comune di Milano, che ha ricordato gli anni in cui si parlava di ampliare il Centro di via Capecelatro. Il sogno ora si avvera, con un progetto ambizioso realizzato dallo studio di architettura Valeriani e Rognoni: oltre a raddoppiare la superficie del Centro, sorgerà una nuova chiesa (forse entro ottobre 2010) con porticato da cui sarà possibile accedere da via Capecelatro, ma anche attraverso un tunnel coperto, una sala conferenze e uno spazio all’aperto sul tetto della chiesa. All’interno (dietro l’altare) sarà collocata la tomba di don Carlo, secondo il desiderio da lui espresso prima di morire, in una zona dove sarà possibile raccogliersi in preghiera. L’attuale cappella invece sarà trasformata in museo dove verranno esposti oggetti di vita quotidiana del “papà dei mutilatini”, ma anche oggetti sacri e addirittura una moto e una Topolino, mezzi che don Carlo utilizzava per i suoi frequenti spostamenti.
Dopo la posa della prima pietra (con depositata la pergamena firmata dalle autorità) e la benedizione del cardinale Dionigi Tettamanzi, un lancio di palloncini colorati ha chiuso una giornata memorabile a pochi mesi dalla beatificazione del grande prete ambrosiano.