Dn 2,26-35; Sal 97; Fil 1,1-11; Lc 2,28b-32
Simeone accolse il bambino Gesù tra le braccia e benedisse Dio. Lc 2,28b
L’anziano profeta stava aspettando il Bambino da molto tempo: per questo lo può accogliere prontamente (in greco questi due verbi hanno la stessa radice) e prenderlo in braccio. Dopo molti anni riceve il Figlio di Dio che le antiche profezie avevano preannunciato. La sua attesa è terminata e può benedire Dio con gioia. La preghiera che sgorga dal suo cuore si indirizza innanzitutto a Dio: la lode è per ciò che ha compiuto a favore di Israele, ma anche per tutti i popoli e le genti. Nel Bambino nato a Betlemme, Dio che si era rivelato a un popolo particolare, ora si manifesta a tutti. La gloria di Israele arriva fino agli estremi confini della terra: Gesù Salvatore è un dono dato a tutto il mondo! Chiediamo anche noi la grazia di potere accogliere nelle nostre braccia il dono di Gesù: nella Chiesa dalle genti – in cui è oggi immersa la nostra società interculturale – diventi dono condiviso per tutti.
Preghiamo
Quel Bambino sempre ci appare
come uno dei misteri più sconcertanti della nostra fede,
perché è principio della rivelazione
dell’amore di Dio per noi
che poi s’aprirà in tutta la sua
divina, misericordiosa, onnipotente maestosità.
Chiara Lubich