Per la prima volta il 17 e 18 novembre scorsi si sono riuniti a Roma i referenti territoriali (diocesani, interdiocesani e regionali) convocati dal Servizio nazionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili della Cei. Tra i partecipanti anche Sara Pelucchi, di formazione giuridica, che dal 2020 con un collega gestisce il Servizio di ascolto della Diocesi di Milano (chiamato così per non confonderlo con i Centri di ascolto della Caritas, ndr). L’occasione era la presentazione della seconda Rilevazione – dati riferiti al 2022 – sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili dal titolo «Proteggere, prevenire, formare» (leggi qui). Ne parliamo con lei (vai alla pagina dedicata).
Che cosa ha tratto dall’incontro nazionale?
Quello che mi è rimasto, ma credo anche ai colleghi che hanno partecipato con me, è stato il fatto di sentirsi parte di qualcosa che si è strutturato a livello nazionale. È stato interessante e utile il confronto con altre realtà italiane, con i referenti dei vari Servizi di tutela minori e adulti vulnerabili. Era rappresentato tutto il territorio, c’erano persone provenienti da ogni regione. È risultato molto evidente come, pur rimanendo fedeli e ricevendo indicazioni omogenee a livello nazionale, poi ogni Diocesi si è strutturata in base alle necessità del proprio territorio. Mi ha colpito l’attenzione che la Cei ha voluto dare a questo incontro, anche con la presenza del segretario generale monsignor Giuseppe Baturi che, nonostante i mille impegni, è venuto a portare una parola di ringraziamento.
Quali sono gli aspetti più significativi della nostra Diocesi?
Un dato significativo è il coinvolgimento dei laici. Nel Servizio diocesano collaborano fondamentalmente i laici, in particolare le donne – come è stato sottolineato dalla Rilevazione nazionale -, da noi anche la referente è una donna. La nostra Diocesi è stata tra le prime a costituire il Servizio sia di tutela minori e adulti vulnerabili, sia di ascolto, secondo le indicazioni della Cei. Ora stiamo cercando di creare una rete con altre strutture diocesane cui inviare le persone che si rivolgono a noi perché siano aiutate.
A quali realtà si riferisce?
Per esempio ai consultori cattolicii, ma anche alla Caritas ambrosiana. C’è la volontà di non essere soli, ma di cercare risorse. La nostra Diocesi ha puntato fin dall’inizio a costituire un’équipe che comprendesse più competenze e professionalità, e questo ci aiuta ad affrontare le situazioni sotto diversi punti di vista per arrivare a soluzioni più proficue.
Quanti contatti avete avuto nel 2022?
Per la Rilevazione abbiamo indicato 6 contatti di competenza in ambito ecclesiale: 2 erano segnalazioni e 4 richieste di informazioni, anche da parte di sacerdoti che domandano come procedere in certe situazioni. Da quando abbiamo aperto il Servizio di ascolto i numeri sono stabili, dal 2020 a oggi abbiamo avuto 18 contatti complessivi.
Nel testo si parla di «punti di forza» e «punti di debolezza» ai diversi livelli. In merito alla nostra Diocesi quali sono?
I punti di forza sono sicuramente l’équipe, come dicevo prima, con le varie professionalità, e il Servizio di ascolto dove siamo in due operatori. Il mio collega ha una formazione in ambito sociale, possiamo intercambiarci, ma siamo anche complementari: abbiamo infatti due modalità diverse di approccio alla problematica, e questo è importante. Da parte dello stesso Vicario generale c’è sempre una grande attenzione e disponibilità all’occorrenza. È comunque un Servizio in evoluzione che ha iniziato a strutturarsi: ogni anno impariamo qualcosa di nuovo, non abbiamo ancora tanta esperienza.
E i punti di debolezza?
È importante far conoscere l’esistenza e l’attività che svolgono il Servizio tutela minori e adulti vulnerabili e il Servizio di ascolto, perché è stata fatta pubblicità, si è data informazione ai preti, però è importante far sapere alle persone che la Diocesi sta lavorando in questo ambito. Occorre potenziare la comunicazione. E poi – come dicevo – è un servizio in evoluzione, ma c’è la volontà di migliorare. Inoltre dovremmo continuare a creare rete con altri enti diocesani e con gli stessi uffici. Questo è un obiettivo.
Rispetto a iniziative formative, di sensibilizzazione e prevenzione cosa organizza il Servizio diocesano?
Il mio è un servizio di ascolto ed è lì che sono impegnata. Quest’anno la commissione prenderà nuova forma. Però in Diocesi ci sono tanti settori che lavorano bene, come la Fom e il Seminario, quindi la formazione e la prevenzione non si sono mai fermate. Un obiettivo sarà quello di tenere in relazione il Servizio di ascolto con chi si occupa di formazione e prevenzione.