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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Lavoro

Grandi dimissioni, in Italia sono arrivate a 2,2 milioni nel 2022

Il rapporto «Dentro l’epoca della Great resignation. I nuovi fattori di attrattività del lavoro nella società che cambia», realizzato da Bibliolavoro e Sindacare - Ufficio vertenze Lombardia, registra come il trend sia in aumento anche in Lombardia

20 Novembre 2023

Nei mesi immediatamente successivi alla pandemia si è sviluppata una significativa trasformazione del mercato del lavoro, che ha portato molte persone a scegliere di cambiare radicalmente la propria professione. Questo fenomeno ha assunto nel tempo una portata tale da essere definita Great resignation (le Grandi dimissioni).

Gli effetti di questo cambiamento si sono visti anche in Italia come emerge dalla ricerca «Dentro l’epoca della Great resignation. I nuovi fattori di attrattività del lavoro nella società che cambia». Realizzata da Bibliolavoro e Sindacare – Ufficio vertenze Lombardia, grazie ai dati forniti da Cisl Lombardia, nel 2021 ha registrato 2 milioni di dimissioni, che nel 2022 sono arrivate a 2,2 milioni. Un aumento del 35% rispetto al 2019, con 474 mila dimissioni in più. Numeri presenti anche in Lombardia, che ha registrato 420 mila dimissioni nel 2021 e 566 mila nel 2022, circa il 12% dei lavoratori occupati.

Un trend da monitorare come ricorda Ugo Duci, segretario generale Cisl Lombardia. «Ci sono ragioni che abbiamo pensato valesse la pena indagare. Abbiamo quindi pensato di chiedere il perché della scelta di lasciare volontariamente il lavoro a chi si è rivolto agli sportelli CISL per le pratiche più burocratiche. Il fenomeno è diventato talmente significativo che abbiamo chiesto a rappresentanti di Istituzioni, Università e mondo datoriale di aiutarci a esaminare e approfondire quanto sta accadendo proprio a partire dai dati della nostra ricerca».

Le ragioni del fenomeno

Le ragioni di questa trasformazione consistono soprattutto nel cambio dei fattori con cui i lavoratori si approcciano al lavoro. Ne è sicuro Francesco Girolimetto, direttore di Bibliolavoro, nell’illustrare i dati dello studio. «La ricerca che ha coinvolto oltre 2 mila lavoratori e lavoratrici in Lombardia, che hanno rassegnato le proprie dimissioni volontarie, ha messo in luce come stiano cambiando i fattori che rendono un lavoro attrattivo e soddisfacente in particolare tra giovani e meno giovani. Non sono più fattori oggettivi come la retribuzione a rendere un lavoro soddisfacente, ma ci sono fattori più soft di carattere più sociale e psicologico come evitare un eccessivo carico di stress lavoro-correlato o l’accesso a misure di conciliazione tra vita lavoro e vita personale. I settori più interessati sono il terziario, il commercio e le attività di ristorazione proprio dove è difficile sperimentare la conciliazione e dove i fattori di stress sono più evidenti».

Questa volontà di cambiamento dei lavoratori ha colpito ogni fascia generazionale, ma il dato che più marca questo fenomeno sono le prospettive future: sei lavoratori su dieci avevano già un’alternativa quando hanno deciso di dimettersi, ma il 40% ha optato per un salto nel vuoto, non avendo ancora un impiego certo.