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Gli editori cattolici a Bookcity

Sirio 16 - 22 dicembre 2024
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In dialogo

Combattere la guerra? Si può ed è ora di farlo

Del volume con interventi di padre Antonio Spadaro, Marco Tarquinio e Sandro Calvani e la prefazione del cardinale Matteo Zuppi si parlerà il 19 novembre all'Ambrosianeum

di Maria Teresa ANTOGNAZZA

9 Novembre 2023
Il cardinale Zuppi in Ucraina (foto da Telegram gov.ua)

«Diritto di uccidere? Le religioni di fronte alla guerra» è il titolo dell’incontro in programma domenica 19 novembre, alle 18, alla Fondazione Ambrosianeum (via delle Ore 3, Milano), nel contesto del progetto «Artigiani di sogni» promosso da un gruppo di editori cattolici per Bookcity 2023 (locandina). Si parlerà del libro Combattere la guerra (Calvani, Spadaro, Tarquinio, Itl Libri – In dialogo) e interverranno Nando dalla Chiesa, Elena Lea Bartolini e Alberto Mattioli; modera Fabio Pizzul.

Non è più sufficiente limitarsi a parlare di pace. Bisogna sceglierla concretamente e attivamente. I drammatici eventi che non accennano a placarsi in Europa e nel resto del mondo impongono a tutte le donne e gli uomini «di buona volontà» di attivarsi e «combattere la guerra». È il messaggio che emerge dai tre interventi di padre Antonio Spadaro, Marco Tarquinio e Sandro Calvani raccolti nel volume Combattere la guerra, edito da In Dialogo (marchio di Itl Libri).

Una domanda lacerante

«La generazione che era nata dalle ceneri (milioni di morti, milioni; persone, non numeri) della Seconda guerra mondiale si interrogava sul come fosse stato possibile e su quando l’uomo finalmente avrebbe potuto vivere senza uccidere suo fratello e quindi perdersi – afferma nella prefazione il cardinale Matteo Zuppi, che papa Francesco ha incaricato della missione di pace in Ucraina -. È una domanda attuale, lacerante, che scaturisce da lezioni terribili di dolore. Dimenticare la sofferenza vuol dire condannarsi a riviverla».

«Il mistero inquietante del male è sempre generativo – continua Zuppi -. Possiamo ancora accettare che i cristiani siano beffati così tanto da non fare nulla per risolvere i conflitti senza il ricorso alle armi? Perché gli uomini si uccidono tra loro (le guerre sono sempre fratricide)? Nei cristiani non c’è nessuna giustificazione, perché sono costretti a riconoscere nell’altro il proprio prossimo, senza etnia, nazione, ideologia, sesso che distingua. Ecco perché è importante non smettere mai di ragionare sulla pace, non darla mai per conquistata (la pace non è mai per sempre perché il suo nemico la combatte sempre) e costruirla con la testimonianza personale che deve diventare intelligenza dell’amore».

I quattro pilastri della pace

Quella che il Papa chiama da tempo «terza guerra mondiale a pezzi» è una realtà che attraversa i continenti e paralizza il futuro impedendo di coniugare quelli che papa Giovanni XXIII definiva «i pilastri della pace», che «sono quattro – scrive nel volume Combattere la guerra l’ex direttore di Avvenire Tarquinio -, non solo la libertà e la giustizia… ma anche la verità e l’amore. Quello che illumina la libertà e l’uguaglianza è ciò che costruisce le condizioni del futuro, è il sentimento della fraternità (e della sororità, come mi piace aggiungere)».

 

Al fianco dei più deboli

Ecco allora che «partendo dalla consapevolezza che il conflitto è ineliminabile – osserva nel suo intervento padre Spadaro -, per papa Francesco promuovere la pace significa in concreto agire sui quadranti più delicati della politica internazionale in nome di quelli che spesso definisce gli “scarti”, ovvero i più deboli». Così, prosegue, «qualcuno si stupisce perché la Santa Sede intrattiene rapporti diplomatici con Paesi totalitari, con dittature, con uomini e capi politici evidentemente molto discutibili; ebbene, da parte mia dico che la Santa Sede deve intrattenere rapporti diplomatici soprattutto con quei Paesi proprio per la sua capacità di relazione, di diplomazia».

Un cammino di speranza

E Sandro Calvani, già funzionario italiano all’Onu, rincara la dose, rivendicando la necessità di «riformare le Nazioni Unite partendo da esperienze ed esperimenti in cui il potere non è “su” qualcosa o qualcuno, ma “con”, facendo particolare attenzione ai beni comuni globali. La pace diventerebbe così non tanto una destinazione, ma un cammino, tracciato da una luce di speranza».

«Combattere la guerra», come titola il volume di In Dialogo, significa allora impegnarsi costantemente a conoscere «la geopolitica della guerra e della pace», acquisendo la consapevolezza che – dice Tarquinio – «questa è una guerra contro l’umanità».

Conclude Zuppi nella prefazione: «Le pagine a più voci di questo volume sono estremamente stimolanti, ricche di immediatezza, ma anche di profonda e sofferta riflessione. Ci aiutano a scegliere la pace. Se non si sceglie la pace, vince la guerra».