Ez 37,15-22a; Sal 88; Os 11,7-11; Mt 22,23-33
Ecco, io prenderò i figli d’Israele dalle nazioni fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra: farò di loro un solo popolo nella mia terra. Ez 37,21-22b
Fin dall’VIII secolo a.C. la discendenza di Giacobbe è lacerata in regno del Nord e del Sud. In fasi successive gli abitanti delle due terre sono deportati. Il Signore vuole ora ricostruire il “resto di Israele” riportandoli nella terra santa in unità. Ezechiele è così chiamato a un gesto simbolico: dovrà prendere due pezzi di legno e accostarli per farne uno nelle mani di Dio. Così sarà degli esuli: dovranno diventare un unico popolo. Sotto il medesimo pastore-sovrano si realizzerà ciò a cui le antiche profezie anelavano: osservanza della torah, rifiuto degli idoli, fedeltà all’alleanza. Dio opera prodigi nel popolo ebreo, rendendolo santo. Viviamo questo ultimo squarcio di Avvento imitando il Signore che opera meraviglie: facciamo unità nella vita sotto il suo sguardo. Facciamo unità coi nostri fratelli, vicini o lontani, saniamo le divisioni e i conflitti. Diventiamo santi come Dio.
Preghiamo
Nulla ti turbi, nulla ti spaventi.
Tutto passa, solo Dio non cambia.
La pazienza ottiene tutto.
Il tuo desiderio sia vedere Dio,
il tuo timore, perderlo,
il tuo dolore, non possederlo.
Teresa d’Avila