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Eppure Dio …

XXVIII domenica per annum, apertura missioni popolari dei Padri Cappuccini, Curnasco (BG) - 14 ottobre 2023

14 Ottobre 2023

1. Il fallimento della festa.

Ecco come si può descrivere la storia dell’umanità: una festa fallita. Tutto è stato preparato, ci sono tutte le condizioni, è tutto così semplice, tutto è disponibile e tutto gratuitamente. E al momento giusto gli invitati non vengono.
Così si può leggere anche la nostra condizione di uomini e donne sulla terra: sarebbe così semplice vivere in pace, godere di un mondo bellissimo, tutto preparato per noi, sarebbe così ovvio entrare nella grande sala del banchetto con un animo grato e lieto, salutarsi con cordialità, stare seduti vicini e conoscersi con simpatia e scambiarsi parole buone, insomma fare festa insieme. E talvolta sembra proprio che le cose si mettano bene e che gli inizi siano promettenti.
Poi viene il momento in cui si vede il fallimento: l’antipatia invece che la simpatia, l’avidità invece che la gratitudine, il sospetto invece che la confidenza. La festa fallisce. Addirittura degenera in litigi, in violenze, e si scatenano conflitti insanabili. Così tra le persone, così nei paesi tra famiglie e fazioni, così nel mondo tra le nazioni.
La storia è piena di feste fallite, di inizi promettenti finiti in litigi interminabili, in conflitti insanabili.

 

2. Invitati, non accettano l’invito.

C’è qualche cosa nel cuore della gente che rovina i progetti di Dio di fare una grande festa per condividere la sua gioia. Perché gli invitati rifiutano l’invito?
Alcuni forse si immaginano che il Signore pretenda in cambio dell’invito qualche cosa di troppo impegnativo; si sono fatti l’idea che il Signore chiama per imporre rinunce, regole, precetti, adempimenti da eseguire.
Alcuni forse sospettano un inganno: il cuore meschino dell’uomo non può immaginare che la festa sia gratis. Certo – pensano – ha un qualche interesse che non dichiara.
Alcuni rifiutano l’invito perché pensano di avere qualche cosa di meglio da fare, cose più importanti a cui dedicarsi. Ritengono che possono godere di una festa migliore se se la procurano da sé. Importante è non dipendere, non dover dire grazie a nessuno. Quello che ho, quello che sono, nel bene e nel male, me lo sono procurato io.
Gli invitati della parabola sembrano stupidi e cattivi, ma forse ciascuno di noi può riconoscere qualche cosa di sé nei loro sospetti, nelle loro resistenze, nella loro presunzione.

 

3. “tutti quelli che troverete chiamateli”.

Che cosa farà il Signore di fronte al rifiuto degli invitati indegni? Si comporterà come il re della parabola che punisce severamente coloro che rifiutano l’invito?
Gesù rivela invece che per tutta la storia, per tutti i tempi, rivolgendosi a tutti gli uomini e le donne il Padre continua a chiamare, a offrire in dono la possibilità di fare festa, continua a predisporre ogni cosa perché si diffonda la gioia.
La missione che inizia esprime il desiderio di Dio Padre di chiamare ancora, ancora, tutti e ciascuno a entrare nella sua festa. Chiama tutti! Tutti!
“Ma io non lo merito, io non sono nessuno, io non valgo niente!”. “Vieni anche tu, il Signore invita proprio te”.
“Ma io sono un peccatore, ho fatto tanti peccati, ho sbagliato troppe cose, non ho mai combinato niente, ho fatto soffrire le persone più vicine: non posso venire alla festa”. “Viene anche tu, il Signore invita proprio te!”.
“Ma io sono arrabbiato con Dio, perché ho avuto troppe disgrazie, tutto mi è andato male, sulla mia vita, sulla mia famiglia si sono accumulate le disgrazie. Io ho bestemmiato Dio!”. “Vieni anche tu, il Signore chiama proprio te, il Signore vuole rivelarti la verità. Non è lui che causa le disgrazie, piuttosto è lui che ti dona lo Spirito per attraversare anche le disgrazie e continuare ad amare, a lottare, a sperare!”.

 

4. La festa di Dio.

Il profeta rivela come celebriamo la festa di Dio. Incoraggia la missione dei Padri Cappuccini e invita ad accogliere con disponibilità l’invito alla festa:
Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato.
(Is 25,6-8)

  • La festa è nella rivelazione del vero volto di Dio: in Gesù si riconosce che Dio è affidabile, è misericordioso, desidera solo rendere i suoi figli partecipi della sua gioia (strapperà il velo che copriva la faccia di tutti i popoli).
  • La festa è la rivelazione che la morte è vinta, che la speranza è invincibile: eliminerà la morte per sempre.
  • La festa è la celebrazione della fraternità che unisce tutti i popoli, tutte le persone, tutti invitati dal Padre di tutti, per essere tutti fratelli.