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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Milano

«Dal Duomo, luogo di incontro e di speranza, partono avvisi per la Città e la Chiesa»

La «domanda su Gesù» al centro della riflessione dell'Arcivescovo nel Pontificale per la Festa della Dedicazione della Cattedrale, durante il quale sono stati ricordati il Sinodo in corso a Roma e la prossima preghiera per la pace in Medio Oriente

di Annamaria BRACCINI

15 Ottobre 2023
Foto Agenzia Fotogramma

«La festa della Dedicazione del Duomo è occasione per venire in Cattedrale e l’apertura del portone di ingresso è un messaggio che volgiamo rivolgere a tutta la città perché trovi qui la sua casa, un luogo di incontro e di speranza. Ai tavoli del Sinodo, dove confrontiamo le nostre riflessioni e proposte, siedono Vescovi che portano nella loro carne la sofferenza dei popoli, dell’Ucraina, dell’Armenia, dei Caldei. In questi giorni siamo tutti sconvolti dal divampare di una violenza inaudita e tragica in Terra santa, la terra di Gesù, e vogliamo essere sempre più uniti nella preghiera. Martedì 17 ottobre preghiamo insieme nella Giornata di digiuno, preghiera e astinenza indetta dalla Conferenza Episcopale Italiana».

Il rito della trasmigratio

Le parole con cui l’Arcivescovo conclude il Pontificale nella solennità nella Dedicazione del Duomo, chiesa madre di tutti i fedeli ambrosiani, tracciano come un ponte ideale (ma anche molto concreto) con il rito che apre la celebrazione e che torna a essere officiato dopo cinquant’anni. La cosiddetta trasmigratio con l’apertura solenne, da parte dell’Arcivescovo, della grande porta centrale della Cattedrale, a segnare il passaggio da una basilica all’altra dell’antico complesso episcopale composto da Santa Maria Maggiore, che sorgeva al posto dell’odierna Cattedrale, e Santa Tecla, che occupava l’area dell’attuale piazza Duomo.

Foto Agenzia Fotogramma

Passaggio riproposto simbolicamente come invito a entrare in Duomo, da ovunque si venga, «per conoscere il Signore e trovare in lui la vita». Così come fanno, precedendo l’Arcivescovo, i ragazzi della Cresima della Comunità pastorale Sant’Elia di Viggiù, i rappresentanti delle Confraternite diocesane e dell’Arciconfraternita del Duomo, degli Ordini di Malta e del Santo Sepolcro, i referenti diocesani del Cammino sinodale (riunitisi di prima mattina, presso il Centro pastorale ambrosiano, per l’incontro di restituzione del lavoro fin qui svolto), il presidente Fedele Confalonieri e i lavoratori della Veneranda Fabbrica del Duomo e i Canonici del Capitolo metropolitano. Insomma, tante realtà presenti e attive in Diocesi per “raccontare” la coralità del cammino della Chiesa di Milano, come nota nel suo saluto di benvenuto l’arciprete della Cattedrale, monsignor Gianantonio Borgonovo, che richiama la data del 16 ottobre 1387 – da allora iniziò la millenaria tradizione di celebrare la Dedicazione nella III domenica di ottobre -, quando Gian Galeazzo Visconti istituì la Fabbrica del Duomo e «firmò il primo regolamento che ha permesso di camminare in mezzo a tante vicende belle e burrascose».

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Vengono anche ricordati, come ogni anno, gli anniversari significativi relativi ai Canonici. In questo 2023, il 65º di ordinazione di monsignor Luigi Manganini (arciprete emerito) e di monsignor Luigi Bevera, il 60º di monsignor Giovanni Battista Balconi, il 50º di monsignor Gianluigi Rusconi, il 25º di monsignor Federico Gallo e i 94 anni del Primicerio del Capitolo, il vescovo monsignor Angelo Mascheroni. «Guardando in avanti percorriamo insieme le vie di Dio anche nella nostra Chiesa e nel nostro futuro», sottolinea ancora monsignor Borgonovo.  

E tutto questo, essendo una comunità coesa, viva e vivace, capace di celebrare con gioia la fede, ognuno con i propri carismi, sacerdoti, consacrati e consacrate, diaconi permanenti e laici,  secondo un’immagine  che si rende evidente nel canto dei più dei 200 cantori di diverse corali della Diocesi – guidate da don Riccardo Miolo, del Servizio di Pastorale liturgica -, che animano la liturgia con la Cappella musicale del Duomo diretta dal maestro monsignor Massimo Palombella e accompagnati da un sestetto di ottoni.

Dalla pagina evangelica di Matteo al capitolo 21, con l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, prende avvio l’omelia dell’Arcivescovo. 

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Gesù, chi è costui?

«L’ingresso di Gesù inquieta tutta la città, suscita perplessità e spavento. La folla è attraversata da una profonda inquietudine e la domanda inquietante riguarda Gesù: “Chi è costui?”». Questo l’interrogativo decisivo, ultimo e radicale, come sottolinea monsignor Delpini, che «ora però risulta perduto. Ancora la città talora è agitata, ma non per la domanda che riguarda Gesù. Altre domande più complicate agitano la città: sembrano più urgenti, più importanti, o più difficili».

Da qui quelli che monsignor Delpini chiama «alcuni avvisi»: «Questo Duomo con la sua bellezza, con il tesoro che rappresenta per la città e l’immenso patrimonio dell’arte cristiana e più ancora l’inesauribile ricchezza della sapienza, della riflessione teologica, della tradizione liturgica, musicale, devozionale, tutto questo ha un solo significato: vuole tenere viva la domanda su Gesù e indicare le vie per trovare la rivelazione che è scritta nel suo mistero. Devo, quindi, dare qualche avviso per la città e, forse, anche per la Chiesa che ha perso la domanda. Con questa presenza così qualificata e diversa, da coloro che hanno avviato la costituzione delle Assemblee diocesane decanali alle Confraternite, dalle Cantorie alla Fabbrica fino ai ragazzi della Cresima, chiediamoci come possiamo, noi Chiesa, aiutare a ritrovare la domanda decisiva».

Sottrarre la religione ai mercanti

Anzitutto, suggerisce l’Arcivescovo, sottraendo la religione ai mercanti, come fa Gesù nel tempio:  «Là dove tutto si vende e si compra, là dove ciascuno cerca il proprio posto per fare i propri affari, la domanda è proibita, perché pretende di mettere in discussione la cosa più importante: guadagnare con il proprio interesse, il proprio banco per vendere e il denaro per comprare. Per questo vorremmo dare slancio, fisionomia precisa alle Assemblee sinodali decanali, perché siano inquietanti per la città, perché facciano ritrovare la domanda su Gesù, il desiderio di conoscerlo, di ascoltare la sua parola, di purificare la propria vita dagli idoli»

Poi, sempre seguendo il racconto di Matteo, «si devono far entrare gli zoppi e i ciechi».

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Ritrovare l’incontro con i poveri

«In una società in cui per essere visibili è necessario sembrare belli, curare le apparenze, rendersi interessanti con l’esibire se stessi, la domanda è ritenuta un fastidio, perché quello che interessa in questa società esibizionista non è chi è Gesù, ma quanta gente mi ha notato, quanto si riesce a far colpo per acquisire notorietà. Per ritrovare la domanda è necessario l’incontro con i poveri, con i malati, con quelli che gemono nella prova, perché hanno bisogno di speranza, di sperimentare la misericordia di Gesù. Per questo la nostra Chiesa si inserisce nel territorio con le nostre parrocchie e si vanno configurando le Assemblee sinodali decanali, perché i discepoli di Gesù siano presenti negli ambienti dove l’umanità è ferita, per suggerire come trasformare i gemiti in preghiera, la solitudine in fraternità, l’esclusione in introduzione alla comunione. Per questo le nostre comunità sono così generose e ricche di iniziative, non volendo soltanto offrire un temporaneo sollievo, ma per dare voce alla domanda, per testimoniare che c’è un solo salvatore, Gesù, crocifisso e risorto».

Nella città stanca dare voce ai bambini

«La città è vecchia e stanca, come coloro che sono assestati in un potere che non vuole essere messo in discussione e disturbato. Perciò questa classe dirigente vecchia e stanca censura la domanda su Gesù perché intuisce il pericolo della contestazione. La città vecchia e stanca è triste, ma non vuole chiedersi perché; è senza speranza e cerca rassicurazione nell’accumulo, nell’isolamento, e non vuole che si ponga la domanda su Gesù perché ha già deciso che non è interessante. Per questo nella città sono una benedizione le voci dei bambini che cantano, che pongono domande imbarazzanti, che sono contenti di accogliere Gesù. Per questo la nostra comunità cristiana continua a dedicare molte persone, tempo, risorse per accogliere i bambini, per visitare l’agitazione degli adolescenti, per prendere contatto con i giovani. Gli adulti, i genitori, gli educatori, gli insegnanti, tutti coloro che sono impensieriti dalla malinconia della generazione giovanile invitano a ritrovare la domanda su Gesù, perché lui solo mostra che si possono vincere le paure, si può desiderare il futuro, si può mettersi in cammino per rispondere alla propria vocazione».

Foto Agenzia Fotogramma

Una risposta che mai come oggi, di fronte alle tragedie di queste ore di «incomprensibile crudeltà», chiede ai cristiani di diventare «testimonianza limpida, semplice, povera per dire solo che vale la pena di cercare Gesù, di ascoltarlo, di confidarsi con lui e di confidare in lui», conclude l’Arcivescovo, che in serata parteciperà alla Veglia di preghiera per la pace nella basilica di Santa Maria Maggiore voluta dalla Diocesi di Roma (dove da domani riprendono i Lavori sinodali).

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In Duomo la Festa della Dedicazione

Domenica 15 ottobre alle 11 il Pontificale presieduto dall’Arcivescovo, preceduto dal tradizionale rito della “trasmigratio” (diretta tv e web). Presenti alla celebrazione i referenti diocesani del Cammino sinodale e alcune corali parrocchiali, che canteranno insieme e alternandosi con la Cappella Musicale della Cattedrale