Due C intrecciate tra loro. Nel nome della carità cristiana, dell’accoglienza, dell’aiuto concreto e della promozione della dignità della persona umana.
La Casa della Carità di Legnano ha compiuto vent’anni d’attività. Partita con l’erogazione dei pasti alla mensa, ha allargato progressivamente la sua missione diventando anche centro d’ascolto, servizio guardaroba e servizio di assistenza medica per i bisognosi che non possono permetterselo altrimenti.
L’idea spuntò a padre Gabriele Mattavelli, parroco di Santa Teresa del Bambin Gesù, a cui la struttura fa riferimento. Con la benedizione della prima pietra data dall’arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, cominciò a spalancare le porte della sua mensa il 7 luglio 2003. Da allora la Casa della Carità è diventata approdo di accoglienza per oltre 1800 persone con un numero di pasti erogati che ha superato le 45 mila unità.
I dati dell’utenza
Il 75% degli utenti che frequentano la struttura sono di sesso maschile. Nel corso dei vent’anni si è assistito a un incremento progressivo degli italiani, che hanno ormai raggiunto il 50%. La maggioranza degli stranieri fruitori del pasto erogato 365 giorni l’anno e anche durante le feste proviene dal Perù. A bussare alla porta della Casa sono però anche cittadini di Marocco, Tunisia, Romania e Ucraina.
Ma quale è la tipologia di queste persone che si rivolgono alla Casa della Carità? E quale la loro situazione familiare? Lo spiega Clara Meraviglia, una delle volontarie storiche della struttura di via Canova: «La maggior parte dei frequentatori della nostra struttura si colloca tra i 18 e i 65 anni; il 45% è composto da persone sole, il 15% da nuclei familiari, il resto tra amici e persone ospitate, ma aumentano i senza fissa dimora».
Come operano i volontari
Il lavoro dei volontari si muove in ossequio a tre obiettivi ben piantati nel cuore e nei gesti: «Il primo – prosegue Meraviglia – è essere per queste persone una presenza educativa. Il secondo è cercare di portarle alla responsabilità e all’autonomia rispetto a loro stesse. Il terzo è l’accoglienza e l’ascolto». Tutto nell’ottica «di un lavoro di rete con altre associazioni del territorio e i servizi sociali del Comune». E con un occhio sempre attento alla realtà dei volontari. «Notiamo – afferma Meraviglia- che ci sono pochi giovani che si avvicinano a quest’esperienza: cercheremo di coinvolgerli maggiormente».
A vent’anni dalla sua apertura, quindi, la Casa della Carità di Legnano può dirsi una scommessa vinta. Il vicesindaco e assessore ai servizi sociali Anna Pavan parla di «esperienza che ci interroga e conduce, oltreché all’assistenza ai bisognosi, anche al dialogo e alla collaborazione costante tra istituzioni e volontariato». Don Fausto Lincio, attuale parroco di Santa Teresa, descrive l’esperienza come «ciò che consente di trovare nella carità un luogo materiale per compiere un’esperienza di fede». E aggiunge che «per molte persone rappresenta anche la possibilità di affinare il proprio cammino di fede attraverso l’esperienza di aiuto al prossimo». Nella consapevolezza che «vi è ben oltre la condivisione di un pasto, ovvero l’empatia di un gesto che esprime fraternità».