«Le nostre città metropolitane e tanti Paesi europei come la Francia, in cui convivono culture e religioni diverse, sono una grande sfida contro le esasperazioni dell’individualismo, contro gli egoismi e le chiusure che producono solitudini e sofferenze». Nell’omelia della messa al Velodrome di Marsiglia, davanti a 60mila persone e al presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, il Papa ha chiesto un sussulto di umanità al nostro continente.
Perché la fede «genera un sussulto dinanzi alla vita – e sussultare, prosegue il pontefice – significa essere toccati dentro, avere un fremito interiore, sentire che qualcosa si muove nel nostro cuore. È il contrario di un cuore piatto, freddo, accomodato nel quieto vivere, che si blinda nell’indifferenza e diventa impermeabile, che si indurisce, insensibile a tutto e a tutti, pure al tragico scarto della vita umana, che oggi viene rifiutata in tante persone che emigrano, così come tanti bambini non nati e tanti anziani abbandonati. Un cuore freddo e piatto trascina la vita in modo meccanico, senza passione, senza slanci, senza desiderio. E di tutto questo, nella nostra società europea, ci si può ammalare: il cinismo, il disincanto, la rassegnazione, l’incertezza, un senso generale di tristezza».
Questa è l’analisi di Francesco: una vita senza sussulti è quella tipica di un’epoca dalle passioni tristi. Chi è generato alla fede, invece, «riconosce la presenza del Signore, come il bimbo nel grembo di Elisabetta: riconosce la sua opera nel germogliare dei giorni e riceve occhi nuovi per guardare la realtà; pur in mezzo alle fatiche, ai problemi e alle sofferenze, scorge quotidianamente la visita di Dio e da lui si sente accompagnato e sostenuto. Dinanzi al mistero della vita personale e alle sfide della società, chi crede ha un sussulto, una passione, un sogno da coltivare, un interesse che spinge a impegnarsi in prima persona», ha spiegato il Papa: «Sa che in tutto il Signore è presente, chiama, invita a testimoniare il Vangelo per edificare con mitezza, attraverso i doni e i carismi ricevuti, un mondo nuovo. La visita di Dio non avviene attraverso eventi celesti straordinari, ma nella semplicità di un incontro», ha garantito Bergoglio osservando che l’esperienza della fede, oltre a un sussulto dinanzi alla vita, genera anche un sussulto dinanzi al prossimo: “Dio viene sull’uscio di una casa di famiglia, nel tenero abbraccio tra due donne, nell’incrociarsi di due gravidanze piene di stupore e di speranza. E in questo incontro c’è la sollecitudine di Maria, la meraviglia di Elisabetta, la gioia della condivisione. Ricordiamolo sempre, anche nella Chiesa: Dio è relazione e ci fa visita spesso attraverso gli incontri umani, quando ci sappiamo aprire all’altro, quando c’è un sussulto per la vita di chi ogni giorno ci passa accanto e quando il nostro cuore non rimane impassibile e insensibile dinanzi alle ferite di chi è più fragile».
«Impariamo da Gesù – ha continuato il pontefice – ad avere fremiti per chi ci vive accanto, impariamo da lui che, dinanzi alle folle stanche e sfinite, sente compassione e si commuove, ha sussulti di misericordia dinanzi alla carne ferita di chi incontra. Bisogna cercare d’intenerire i nostri cuori, rendendoli sensibili alle pene e alle miserie del prossimo, e pregare Dio di darci il vero spirito di misericordia, che è propriamente il suo stesso spirito, fino a riconoscere che i poveri sono i nostri signori e padroni», la citazione di San Vincenzo de Paoli: «Penso ai tanti sussulti della Francia, a una storia ricca di santità, di cultura, di artisti e di pensatori, che hanno appassionato tante generazioni. Anche oggi la nostra vita, la vita della Chiesa, la Francia, l’Europa hanno bisogno di questo: della grazia di un sussulto, di un nuovo sussulto di fede, di carità e di speranza», l’indicazione di rotta: «Abbiamo bisogno di ritrovare passione ed entusiasmo, di riscoprire il gusto dell’impegno per la fraternità, di osare ancora il rischio dell’amore nelle famiglie e verso i più deboli, e di rinvenire nel Vangelo una grazia che trasforma e rende bella la vita».
«Guardiamo a Maria, che si scomoda mettendosi in viaggio e ci insegna che Dio è proprio così: ci scomoda, ci mette in movimento, ci fa sussultare, come accadde a Elisabetta», l’invito finale di Francesco: «E noi vogliamo essere cristiani che incontrano Dio con la preghiera e i fratelli con l’amore; cristiani che sussultano, vibrano, accolgono il fuoco dello Spirito per poi lasciarsi bruciare dalle domande di oggi, dalle sfide del Mediterraneo, dal grido dei poveri, dalle sante utopie di fraternità e di pace che attendono di essere realizzate. Insieme a voi prego la Madonna, Notre Dame de la Garde, che vigili sulla vostra vita, che custodisca la Francia e l’Europa intera e che ci faccia sussultare nello Spirito.
Il saluto ai superstiti dell’attentato a Nizza
«Desidero salutare i fratelli e le sorelle venuti da Nizza, accompagnati dal vescovo e dal Sindaco, e sopravvissuti al tremendo attentato del 14 luglio 2016», il saluto del Papa al termine della messa: «Rivolgiamo un ricordo orante a quanti persero la vita in quella tragedia e in tutti gli atti terroristici perpetrati in Francia e in ogni parte del mondo», l’appello di Francesco: «Il terrorismo è codardo. E non stanchiamoci di pregare per la pace nelle regioni devastate dalla guerra, soprattutto per il martoriato popolo ucraino. La dignità dei lavoratori sia rispettata, promossa e tutelata», l’appello unito ad un pensiero speciale «per le persone in difficoltà e per tutti i lavoratori di questa città. Abbraccio tutta la Chiesa marsigliese, con le sue comunità parrocchiali e religiose, con i suoi numerosi istituti scolastici e le sue opere caritative, l’esordio del saluto papale: «Quest’arcidiocesi è stata la prima al mondo ad essere consacrata al Sacro Cuore di Gesù, nel 1720, durante un’epidemia di peste; è dunque nelle vostre corde essere segni della tenerezza di Dio, anche nell’attuale epidemia dell’indifferenza».
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