San Luigi Guanella, fondatore dei Servi della Carità e delle Figlie di S. Maria della Provvidenza è nato a Franciscio di Campodolcino (So) nel 1842, nono di tredici figli. A dodici anni entra nel Collegio dei padri Somaschi a Como, poi in seminario. Ordinato prete nel 1866, inviato come parroco a Savogno, fonda una scuola elementare e vi insegna, oltre a curare la nascente sezione dell’A.C. Ostacolato dalla massoneria, deve lasciare la scuola e l’ufficio di parroco e si ritira a Torino presso don Giovanni Bosco (1875), dove pronuncia i voti e dirige
l’oratorio S. Luigi. Ma il vescovo lo richiama in diocesi. A Traona promuove ancora la nascita di una scuola per bambini poveri, ma di nuovo è ostacolato e confinato sul Picco dell’Olmo, parrocchia di montagna.
Nel 1881 è parroco a Pianello Lario, ove trova preesistente un orfanotrofio e ricovero per vecchi e invalidi, a cui collabora con suor Marcellina Bosatta. Nel 1886 trasferisce l’opera a Como, ove si espande enormemente, col nome di “Piccola Casa della Divina Provvidenza ”, evidentemente ispirata al Cottolengo. Nel 1917 la Congregazione delle Figlie di S. Maria della Provvidenza riceve l’approvazione dalla S. Sede. Nel 1928, dopo ormai vent’anni di vita, è approvata canonicamente anche la Congregazione dei Servi della Carità.
In occasione dei terremoti di Calabria (1904) e Messina (1908) la sua opera si prestò in modo particolarmente assiduo all’accoglienza dei terremotati, soprattutto dei minori rimasti senza casa. Don Guanella ebbe rapporti con le personalità del cattolicesimo sociale del tempo (emigrazione: Scalabrini, scuole: Albertario) e fu molto amato dal card. Ferrari e da papa Pio XI. Morì il 24 ottobre 1915, a Como. È beato dal 1964 e santo dal 2011.
Oggi si ricorda anche il vescovo sant’Antonio Maria Claret.
Vissuto nel XIX secolo, in un’epoca di grandi trasformazioni sociali e politiche, Antonio Maria Claret è di origine catalana. Diventato sacerdote, si sentiva molto attratto dalla missione “ad gentes” e perciò chiese e ottenne di poter andare a Roma ad offrirsi alla Congregazione “de Propaganda Fide”. A Roma entrò nel noviziato dei Gesuiti con l’intenzione di essere inserito nell’attività missionaria di questa Compagnia.
La salute gl’impedì di portare a termine il suo disegno e, ritornato nella sua diocesi, predicò ivi missioni tra il popolo. Costituì un’associazione laicale a sostegno della sua opera, le “Figlie dell’Immacolato Cuore di Maria” e, dopo una missione nelle Canarie, fondò anche il ramo maschile (1849). Lo stesso anno la regina Isabella di Spagna, avendo avuto notizia del suo spirito missionario, lo presentò al papa come candidato per la vacante sede episcopale di Santiago di Cuba. Fu consacrato vescovo (in questa occasione aggiunse al nome di Antonio quello di Maria, spiegando che la Madre del Signore “è il mio tutto, dopo Gesù”) e partì per Cuba nel dicembre 1849. Svolse intensa opera pastorale, ed anche sociale, in quella terra, attirandosi l’ostilità dei notabili del luogo.
Fu richiamato in Spagna dalla regina Isabella II, che lo nominò suo consigliere di fiducia. Nel 1868, con la cacciata della regina dalla Spagna ad opera della rivoluzione, anche il Claret andò in esilio, a Parigi, espulso dalla Spagna insieme ai suoi missionari. Partecipò al Concilio Vaticano I. Di ritorno in Francia, per sfuggire a un ordine spagnolo di cattura, si rifugiò nell’abbazia di Frontfroide, dove morì all’età di 63 anni.
Con i suoi moltissimi scritti, di cui il più noto è intitolato “La retta via”, diffuse uno stile di vita evangelica e apostolica alla portata di tutti, testimoniando una profonda vita di fede, cristocentrica e mariana.