2Cr 36, 11-21; Sal 105 (106); Rm 2, 12-29; Mt 11, 16-24
Quando divenne re, Sedecìa aveva ventun anni; regnò undici anni a Gerusalemme. Fece ciò che è male agli occhi del Signore, suo Dio. Non si umiliò davanti al profeta Geremia, che gli parlava in nome del Signore. Si ribellò anche al re Nabucodònosor, che gli aveva fatto giurare fedeltà in nome di Dio. Egli indurì la sua cervice e si ostinò in cuor suo a non far ritorno al Signore, Dio d’Israele. (2Cr 36,11-13)
Il male compiuto da Sedecia non è generico: la Scrittura identifica la sua radice nel fatto di non essersi umiliato nei confronti di Geremia, cioè di non aver saputo ascoltare ciò che il profeta gli annunciava, quale portavoce del Signore. Sedecia perde la sua occasione, perché non sa cogliere il momento opportuno, non è in grado di riconoscere in quale modo, proprio in quei giorni della sua storia, il Signore si sta relazionando a lui; non ascoltandolo, è incapace di dare una risposta. Quella situazione interroga ogni cristiano, nella misura in cui Dio si è messo in relazione rivelandosi nella storia, in Gesù: in quale modo, proprio oggi, siamo in grado di rispondere al nostro tempo, facendo della storia il momento opportuno perché tutti possano fare esperienza di Dio?
Preghiamo
Molte volte li aveva liberati,
eppure si ostinarono nei loro progetti
e furono abbattuti per le loro colpe.
Salvaci, Signore Dio nostro.
Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre.
dal Salmo 105 (106)