Don Pinuccio Mazzucchelli è il cappellano della Casa dei Coniugi, la Rsa in via dei Cinquecento a Milano (quartiere Corvetto) dove nell’incendio divampato nella notte di giovedì 6 luglio sei persone hanno perso la vita e altre 81 sono rimaste intossicate. L’incarico nella struttura gli ha permesso di conoscere la maggior parte delle vittime. Ricordandole con affetto, le definisce in pace con loro stesse: «Nella tragicità dell’evento, come ho detto anche all’arcivescovo Delpini, delle cinque che ho avuto l’occasione di conoscere bene posso dire che erano in comunione con Dio».
Cinque anziani che Mazzucchelli definisce sereni, che si confessavano e ricevevano la Comunione tutte le domeniche. Il cappellano ricorda in particolare il caso di Loredana, una ospite della Rsa conosciuta durante la pandemia: «Non faceva mai la Comunione e un giorno mi disse che voleva confessarsi. Una volta ricevuto il sacramento, ha sempre voluto partecipare all’Eucarestia, nonostante la presenza richiedesse uno sforzo non da poco per la maggior parte degli ospiti. Il Signore le aveva toccato il cuore e lei era nella pace. Parlavo con lei ogni domenica. Ha lasciato questo mondo in pace e la vedo come parte del destino eterno. Vedo la sua storia come una testimonianza del segreto della vita».
Le tappe dell’esistenza
Mazzucchelli descrive infatti l’esistenza come un dono, più che un possesso. Un concetto maturato anche dall’esperienza nella Rsa, frequentata da uomini e donne soprattutto anziani e fragili, nelle ultime fasi della vita: «Io qui ho capito una cosa: il fisico può invecchiare, ma diventare anziani è una scelta. L’ho scoperto in tanti dialoghi e confessioni di persone che si erano ritrovate lì e, sentendosi male in questa nuova condizione, si lasciavano andare. Altri invece prendono in mano la loro vita per quello che è stata ed è. Io ci penso molto e lo dico agli adolescenti: alla vostra età, dove il fisico esplode di energia, è importante capire verso quale percorso dirigerla con la vita. Perché quando si è vecchi, al contrario, si perde progressivamente l’autonomia acquisita. Diventare anziani è quindi un percorso, un cammino di approfondimento di quello che è la vita. Prima che la testa vada via e si ritorni come bambini».
Una condizione che per molti è considerata inaccettabile, ma che don Mazzucchelli sente come evangelica sotto molti aspetti: «Tra il personale ho conosciuto persone splendide, che aiutano signori e signore tornate bambine o solo un po’ ripetitive, alle quali nella società di oggi non è dato alcun valore. Diventare anziani, invece, significa capire il segreto della vita. La mia presenza qui diventa in parte utile anche per questi bilanci. Quante donne mi è capitato di ascoltare, che da giovani non volevano sposarsi o avere figli, e ora si lamentano di essere rimaste sole… O con la rabbia di non saper più fare alcune cose. In questi casi, io ricordo come la vita sia più della somma degli errori commessi e come il fisico ci ricorda la misura in cui vivere quel momento. Ci rammenta cosa non è nelle nostre mani, come la vita. È importante comprenderlo per non diventare vecchi, acidi o depressi».
Insegnamenti che don Mazzucchelli auspica nell’educazione delle parrocchie, secondo lui popolate da anziani a cui non è insegnato come diventarlo e che oggi non sono in grado di lasciare il testimone al momento opportuno. «In questo caso, approfittare invece di quanto si ha ogni giorno è proprio il grande dono che abbiamo», ricorda.