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Sirio 15 - 21 luglio 2024
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Ricordo

Confalonieri, laico cristiano, figlio convinto del Concilio

Discepolo e collaboratore di Lazzati, dirigente dell’Azione Cattolica e membro dell’Istituto Cristo Re, è scomparso nei giorni scorsi a 85 anni. Luciano Caimi ne tratteggia la figura

di Annamaria BRACCINI

10 Luglio 2023
Piergiorgio Confalonieri

Un uomo di profonda e matura spiritualità, capace di interpretare al meglio quella Chiesa conciliare attiva e “sale” della società di cui i laici sono (o dovrebbero essere) protagonisti: questo fu Piergiorgio Confalonieri, scomparso in questi giorni.

Nato a Ranica, in diocesi di Bergamo, nell’agosto 1937, presidente dell’Azione Cattolica diocesana bergamasca per due mandati, dal 2002 al 2008, postulatore della Causa di beatificazione di Giuseppe Lazzati (oggi Venerabile), membro dell’Istituto secolare Cristo Re fondato dallo stesso Lazzati, Confalonieri visse con entusiasmo l’impegno associativo, per il quale profuse molte energie. Convinto, come fu sempre, che l’Ac dovesse «porsi all’interno del nostro tempo come occasione per leggere nell’oggi la presenza del Signore». A delinearne la figura è Luciano Caimi, già docente di Storia della Pedagogia e dell’Educazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. 

Qual è il suo ricordo?
Due aspetti mi hanno sempre colpito in lui. Anzitutto possiamo dire che Piergiorgio Confalonieri sia stato un laico figlio del Concilio. Ha vissuto intensamente la stagione conciliare all’interno all’esperienza dell’Azione Cattolica, poiché negli anni del Vaticano II era già responsabile del Settore Adulti dell’Ac di Bergamo. L’intera tematica laicale, che il Concilio ha sviluppato con la Lumen Gentium e la Gaudium et Spes, è stata per lui punto di riferimento nella riflessione e nella sua esperienza di vita come laico. L’altro elemento è in diretta sintonia con questo: Piergiorgio è stato un discepolo fedele di Giuseppe Lazzati nella visione della figura del laico e della sua responsabilità, con una sottolineatura particolare, in riferimento al magistero di Lazzati, del profilo intraecclesiale del laicato. Aveva ben presente la dimensione del laico come figura di credente che, quale compito primario, ha la presenza e l’azione nelle realtà temporali secondo gli insegnamenti del Concilio.

Come era il rapporto di Confalonieri con Lazzati? 
Viveva un atteggiamento di grande venerazione nei confronti del professor Lazzati, cogliendone l’insegnamento in maniera profonda e molto sentita: non si è limitato ad ascoltare quello che diceva, ma a suo modo, anche attraverso una serie di scritti su giornali associativi e locali, ha sempre tentato di svilupparne la lezione. Vorrei ricordare anche la collaborazione personale sul piano professionale: precisamente dopo l’esperienza di direttore della Casa di Acerno (messa dall’Azione Cattolica a disposizione dei terremotati dell’Irpinia nel 1980), ricevette da Lazzati una proposta come direttore dei Collegi universitari dell’Università Cattolica a Roma. Si creò allora, per un biennio, un rapporto molto stretto, come mi disse più volte: credo che quest’esperienza concorse a far maturare in lui quel senso di venerazione e di discepolato che sottolineavo in precedenza. Non a caso, faceva parte dell’Istituto secolare Cristo Re (che Lazzati fondò nel 1938) almeno alla seconda metà degli anni Sessanta.

Ricoprì ruoli di vertice all’interno dell’Istituto?
No, ma l’aspetto vocazionale fu una sua costante preoccupazione. Una sua caratteristica fondamentale, che evidenzia la visione matura del laicato secondo il Concilio, era la lettura della prospettiva del servizio intraecclesiale, legata ai problemi vocazionali, tant’è che, all’interno del Centro Nazionale Vocazioni, dalla metà degli anni Ottanta fu rappresentante della Conferenza degli Istituti Secolari Italiani.