Come da tradizione, nelle settimane che precedono il Natale a Milano fanno tappa alcuni capolavori, splendidi e inediti per la città. Quest’anno, com’è noto, si tratta di due magnifiche Adorazione dei Magi: quella di Paolo Veronese, esposta al Museo Diocesano, e quella del Perugino, in mostra in Sala Alessi a Palazzo Marino.
Ma anche altre realtà culturali milanesi per il tempo di Avvento offrono interessanti, e a volte sorprendenti, proposte artistiche. Come il Museo San Fedele, ad esempio, dove, sempre come da tradizione, ormai, è in corso una nuova rassegna <natalizia>, dal titolo: Virgo Mater Filia, ovvero le rappresentazioni della Madonna col Bambino dal XVI al XVII secolo, tra Italia e Fiandre.
Poche opere, quattro soltanto, ma di alta qualità, tutte presentate per la prima volta al pubblico perché provenienti da collezioni private, in una piccola mostra curata con gusto e passione dallo storico dell’arte Alessandro Rossi e da Andrea Dall’Asta SJ, direttore del museo dei gesuiti milanesi. Dove anche l’allestimento è essenziale ma suggestivo, a evocare, fin dall’oscurità in cui i dipinti si stagliano, il mistero della Natività, del Dio che si fa uomo nella notte santa di Betlemme.
Bello è l’olio su rame di Frans Francken Secondo, la cui bottega ad Anversa, agli inizi del Seicento, era celebre sia per la realizzazione di scene religiose, ma anche per la pittura di coloratissime composizioni floreali. Particolarissimo e raro è l’olio sotto vetro di Theodor van Loon, fiammingo innamorato dell’Italia, tanto da compiere due lunghi soggiorni nel Bel Paese nella prima metà del XVII secolo. Espressivo il “ritratto” di Giuseppe Giovenone il Giovane, vercellese necessariamente influenzato da Gaudenzio Ferrari, ma anche dal cognato Bernardino Lanino con il quale ebbe modo di collaborare in diverse occasioni.
Ma più incantevole fra tutte è la figura di Maria nella tavola dipinta da Giovanni Battista Ramenghi, detto Bagnacavallo il Giovane, che dopo essersi formato a Bologna presso la bottega del padre Bartolomeo seguì poi il Primaticcio nel suo viaggio in Francia, dove assorbì l’eleganza della Scuola di Fontainebleau, fondendo così nelle sue opere il classicismo di matrice ancora raffaellesca con il raffinato manierismo d’Oltralpe.
Il volto della giovane donna è di una dolcezza consolante, mentre i suoi occhi scuri fissano lo spettatore con sguardo amorevole, coinvolgendolo in un crescendo di emozioni e sentimenti. Ornato di ciocche dorate, il virginale profilo spicca tra lo scuro tendaggio da un lato e la luminosità di un cielo primaverile dall’altro, quasi a fare da contrappunto al meraviglioso paradosso cantato da Dante nel Paradiso – «Vergine Madre, figlia del tuo figlio» -, essenza della fede cristiana, l’Incarnazione del Verbo nel grembo di colei che è senza peccato.
Con tenerezza la madre accarezza il piedino del bambino Gesù, che a sua volta, con fanciullesca curiosità, tocca i petali di un ramoscello di garofani, posti in un vaso davanti a lui. La scena, di intima familiarità, rivela in realtà una serie di profondi significati simbolici legati proprio a quel particolare fiore: il garofano, infatti, è stato via via considerato quale prefigurazione della Passione di Cristo (ricordando esso la forma di un chiodo, quale richiamo, dunque, alla crocifissione), o allusione al mistero dell’Incarnazione (per una curiosa etimologia medievale che farebbe derivarne il nome dal latino caro, “carne”). Ma il garofano rosso rappresenta da sempre anche il pegno d’amore tra due innamorati, così che in questo contesto potrebbe rimandare alle mistiche nozze fra Gesù e la Chiesa, emblematicamente raffigurata in Maria.
La mostra è aperta fino al 22 dicembre al Museo San Fedele a Milano (piazza San Fedele, 4), da mercoledì a domenica, dalle 14 alle 18 (sabato orario continuato dalle 10). Ingresso 3 euro. Per informazioni: tel. 02.863521, www.sanfedeleartefede.it