Domenica 22 luglio, alle 18, presso il campo dell’oratorio di Piano Porlezza, la Commissione Caritas del Decanato, in collaborazione con la Pro Loco, organizza la diciassettesima edizione de «Una mensa per tutti»: un titolo, un tavolo e la voglia di stare insieme nella gioia di incontrarsi.
«Non siamo poi così lontani, se i lontani si sentono vicini! Non siamo poi fuori dal mondo, se ci accorgiamo che il mondo è casa nostra! – spiegano gli organizzatori -. Con questo spirito promuoviamo un’occasione per permettere alle persone di etnie diverse di incontrarsi e di guardarsi in faccia, abbassando il velo della paura e la cortina del pregiudizio. Desideriamo fare nostre le parole dell’Arcivescovo: “Sono persuaso che in una comunità cristiana in cui le diverse culture e tradizioni religiose si trovano insieme, si conoscono e si apprezzano a vicenda, si possano smontare anche le paure. La paura […] è una costruzione mediatica piuttosto efficace, ma poco fondata. Realizzando un luogo di incontro sereno, si può apprezzare anche quello che ciascuno porta e smontare molte paure pregiudiziali”».
Dopo aver letto il documento preparatorio del Sinodo minore «Chiesa dalle genti», la Commissione Caritas ha deciso di intitolare la festa «La ricchezza delle differenze: la trama dell’amore dentro la storia, riunisce le differenze facendole cogliere come ricchezza».
Oltre a persone impegnate al Centro Caritas “Santa Madre Teresa di Calcutta” di origine kosovara, rumena, marocchina, araba, albanese e thailandese, quest’anno spazio anche a quanti trovano lavoro grazie alla rivista Scarp de tenis, alla bottega del commercio equo e solidale e a una mostra con immagini relative alle difficoltà dei migranti di varcare il Mediterraneo o le Alpi: un racconto corredato con le parole del Papa contenute nel messaggio per la Giornata dei poveri del 19 novembre scorso.
Ogni anno la festa viene conclusa con un piccolo dono. Quest’anno verrà regalata a tutti una barchetta sulla cui vela è narrata la storia di Sekou, un ragazzo orfano africano accolto in casa da una giornalista italiana, alla quale domanda: «Perché non hai paura di me? Perché mi tratti così umanamente?». Ottenendo questa risposta: «Perché se sapessi che mio figlio dall’altra parte del mondo fosse solo, una sola cosa vorrei: che un essere umano potesse accoglierlo e prendersi cura di lui».