Dal tour virtuale al seguito di un giovane templare al coinvolgimento della comunità dei fedeli per “socializzare” la Basilica. Ottanta studenti del corso di laurea magistrale in Comunicazione per l’impresa, i media e le organizzazioni complesse dell’Ateneo (Cimo) hanno raccolto la sfida di raccontare i luoghi di culto in epoca digitale e presentano lunedì 4 giugno 23 progetti tra attività online e offline, a partire dal canale Instagram.
Ciascun progetto ha portato pensiero, idee, tecniche, proposte che sono state raccolte in 3 linee: Community Storytelling, Religion today: share and enjoy, Basilica di Sant’Ambrogio e Milano.
I vincitori sono 4: due a pari merito nell’area Community storytelling e uno in ciascuna delle altre due. Il premio è costituito da: l’implementazione del progetto, un libro e un dvd sulla Basilica di Sant’Ambrogio e una tessera per l’acquisto di libri.
Per gli 80 studenti coinvolti, la Basilica del Patrono è diventata luogo di studio e di applicazione delle conoscenze nell’ambito della comunicazione, dei media digitali, del funzionamento della rete e delle reti sociali, delle competenze economiche, analitiche e di marketing, tecniche e tecnologiche.
Il progetto voleva dare l’opportunità di far conoscere la storia, il patrimonio architettonico e artistico, la vita della comunità, superando le barriere geografiche, linguistiche, culturali e religiose.
E il lavoro degli studenti si è snodato attraverso quattro tappe: l’identificazione dei bisogni; la definizione dei destinatari della comunicazione (la comunità che ruota intorno a Sant’ambrogio, gli studenti dell’Ateneo, i turisti); un’analisi capillare di come comunicano oggi i luoghi di culto: ne sono stati censiti a decine, in Italia e nel mondo, e per ciascuno di essi sono stati analizzati i siti, i canali social, l’ampiezza delle reti che attivano (il numero dei follower, delle views,..); la capacità di creare dialogo, di essere coinvolgenti (l’engagement rate), di guidare la comunicazione: lanciando proposte, a volte anche sfide, giochi, assumendo anche nel web e pienamente il ruolo di connettori e di guide.
Infine la definizione di un’idea creativa. Ne sono emersi 23 progetti, che si sono mossi fra attività online e offline, concentrandosi in particolare sul canale Instagram, che la Basilica già possiede, proponendo possibili strategie per renderlo ancora più “abitato” e vitale.
Lunedì 4 giugno, in aula Pio XI, monsignor Carlo Faccendini, Abate e Parroco della Basilica di Sant’Ambrogio, monsignor Davide Milani, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Milano, Chiara Giaccardi, docente di Antropologia e Sociologia dei media in Università Cattolica, hanno discusso del tema di come comunicare i luoghi di culto negli ambienti digitali, moderati da Mattia Pivato.
La tavola rotonda è stata aperta da interventi di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, e del professor Angelo Bianchi, preside della facoltà di Lettere e Filosofia.
Presenti Mariagrazia Fanchi, direttore dell’Alta Scuola di Media comunicazione e spettacolo della Cattolica (Almed), e il professor Matteo Tarantino, che hanno seguito il progetto. Con loro gli studenti del corso di laurea magistrale in Comunicazione per l’impresa, i media e le organizzazioni complesse. La tavola rotonda si è conclusa con la premiazione dei tre progetti migliori.
I VINCITORI
Nella prima linea, “Community Storytelling”, che studia la vita sociale della comunità della basilica, vincono a pari merito i progetti FiatLux e RaccontaMi. Nella seconda linea, “Religion Today”, che studia l’utilizzo dei media digitali nella comunicazione della basilica, vince il progetto Make Sant’Ambrogio Great Again. Nella terza linea, che studia il rapporto tra basilica e Milano, vince il progetto Opening Sant’Ambrogio.
FiatLux: il progetto usa Instagram, il sito-Web e Facebook per raccontare la basilica attraverso lo sguardo chi vi presta il proprio lavoro e servizio: una storia fatta di persone, di competenze e di passione. Per raccontare la complessità di un luogo in cui la preghiera si unisce al patrimonio archeologico e culturale (affidati al museo e alla biblioteca) e alla vita della comunità. Come il nome scelto per la campagna esplicita, il progetto si propone di mettere in luce la basilica: si chiede agli utenti di condividere fotografie degli angoli della basilica e dei momenti sociali al suo interno che a loro avviso rappresentano meglio l’idea di luce. “Abbiamo pensato – spiegano gli studenti – di usare le Instagram Stories per evidenziare elementi di interesse non solo per la comunità, ma anche per visitatori e studenti”. Un’attività online che dev’essere affiancata da supporti offline, tra cui ad esempio un’installazione luminosa, in collaborazione con l’Istituto Europeo del Design e con il supporto di aziende del settore, da posizionare lungo il quadriportico della basilica. Con un evento di inaugurazione, con buffet e coro gospel, in cui si farà anche una raccolta di beneficienza a favore dell’Associazione Fratelli di San Francesco D’Assisi per i ragazzi immigrati.
RaccontaMi: il progetto parte dalla “milanesità acquisita” di Ambrogio stesso per raccontare la quotidianità dei milanesi d’adozione (a partire dagli studenti fuorisede), posizionando anche visivamente la Basilica come matrice dell’accoglienza meneghina. “L’idea – spiegano i ragazzi – è quella di rendere la basilica un salotto di conversazione in cui raccontare le storie dei ‘nuovi milanesi’”, cioè quelli come Ambrogio: “prima straniero, poi patrono di Milano”. Anche questo gruppo ricorre ad Instagram, come mezzo per far conoscere non soltanto la basilica, ma anche Ambrogio e gli altri “nuovi milanesi”. Questo anche per sfatare il mito della Milano “fredda e non accogliente”: al contrario, sostengono gli studenti, “già ai tempi di Ambrogio – come dimostra la storia del santo – i milanesi abbracciavano chi meritava di essere accolto”.
Make Sant’Ambrogio Great Again: il progetto immagina un tour di scoperta, al seguito del giovane templare Turgisio, che entrando per la prima volta nella Basilica si trova di fronte e monumenti, affreschi, altari di cui non conosce l’origine. Attraverso escape room e gamificazione si prova ad allineare la comunicazione con le culture di gusto e le abitudini di fruizione dei più giovani. Una soluzione originale che unisce alle tecniche online quelle offline: se da un lato anche questo progetto ricorre ad Instagram e Facebook, dall’altro trova distintività nell’implementazione di spazi “reali” ludici: “Le persone – dicono i ragazzi – devono seguire un percorso svelando misteri e risolvendo indovinelli riguardanti la basilica e la sua storia”. Il tutto accompagnati dallo spirito del templare Turgisio, risvegliato per l’occasione.
Opening Sant’Ambrogio: il progetto propone Sant’Ambrogio come sineddoche di Milano. La Basilica ospita e si fa cornice di eventi d’arte, di cultura e di solidarietà di alcune fra le più rappresentative istituzioni milanesi: la Paolo Grassi, il conservatorio, la Caritas, la casa del cinema. Anche questo progetto punta sulla fotografia online: “per ogni evento – dicono gli autori – ci sarà un concorso per la foto migliore, che verrà pubblicata su Instagram e nella rivista ‘Una voce fra le due torri’”. Non solo: “sarà possibile iscriversi alla newsletter e mettere ‘mi piace’ alla pagina Instagram, così da vedere la propria storia del tour tra i contenuti in evidenza”. E se Instagram non bastasse, potete visitare anche la relativa pagina Facebook. Sant’Ambrogio è finalmente social!
LE TRE LINEE CHE HANNO ISPIRATO I PROGETTI
I progetti a cui hanno lavorato gli studenti del CIMO hanno portato pensiero, idee, tecniche, proposte che sono stati raccolti in tre linee con azioni che confermano la portata della sfida e l’ampiezza delle opportunità che gli ambienti digitali aprono, anche a realtà più piccole della Basilica di Sant’Ambrogio. Emerge così la possibilità di parlare il linguaggio della rete mantenendo i propri tratti distintivi, e di approfittare di questo spazio per riempirlo di valore, di farsi riferimento e guida.
Community Storytelling
Questa linea di azione valorizza la dimensione della relazione e della comunità: la comunità di chi già vive la Basilica, di chi vi presta il proprio tempo e la propria passione (le persone che vi lavorano), di chi l’ha appena conosciuta, perché da poco si è trasferito a Milano; dei molti che a Milano vivono, ma che incalzati dalla fretta, non riesco a prendersi un momento di riflessione e preghiera. Condivisione e accoglienza, anche nella forma della convivialità, sono i valori chiave che hanno caratterizzato i progetti centrati sul racconto digitale della comunità.
Religion today: share and enjoy
Codificare il racconto della Basilica nel linguaggio digitale, approfittare delle tendenze, dei modi con cui si comunica in rete, di ciò che rende un contenuto più capace di ingaggiare una relazione con chi attraversa e abita gli ambienti digitali: le soluzioni estetiche premiate da Instagram; le strategie narrative che si interpolano meglio con gli ambienti digitali (per esempio il mystery); la mediazione degli influencer; la gamificazione, la capacità di rendere l’esperienza un gioco, senza assottigliare il suo spessore, anche attraverso l’uso di Digital VR o dello smartphone come interfaccia per rendere disponibili in modo diverso informazioni e pensieri. I progetti che sono raccolti in questa seconda linea di azione raccolgono insomma la sfida non semplice di traslitterare la comunicazione dei luoghi di culto nei linguaggi della rete.
Basilica di Sant’Ambrogio e Milano
Gli spazi di culto sono da sempre centri fondamentali della vita pubblica, luoghi di riflessione, di incontro e di progettazione. I progetti raccolti in questa terza linea puntano sul dialogo fra la Basilica di Sant’Ambrogio e la città di Milano. La Basilica diventa un hub culturale, per iniziative che esprimono i valori della città: operosità unita a una visione teleologica e di cambiamento; la creatività, in tutte le sue forme: dalle arti visive, al teatro, al cinema; la capacità di riconoscere e di sostenere i giovani talenti, molti dei quali si stanno formando in Università Cattolica. Un’apertura che gli spazi della rete sono poi chiamati a raccontare, ed amplificare.