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Pr 2,1-9; Sal 33; 2Tm 2,1-7.11-13; Gv 15,1-8

Mercoledì, Settimana della VII Domenica dopo Pentecoste

11 Luglio 2018

San Benedetto abate, patrono d’Europa – festa

Lettura
Lettura del libro dei Proverbi 2, 1-9

Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole e custodirai in te i miei precetti, tendendo il tuo orecchio alla sapienza, inclinando il tuo cuore alla prudenza, se appunto invocherai l’intelligenza e rivolgerai la tua voce alla prudenza, se la ricercherai come l’argento e per averla scaverai come per i tesori, allora comprenderai il timore del Signore e troverai la conoscenza di Dio, perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca escono scienza e prudenza. Egli riserva ai giusti il successo, è scudo a coloro che agiscono con rettitudine, vegliando sui sentieri della giustizia e proteggendo le vie dei suoi fedeli. Allora comprenderai l’equità e la giustizia, la rettitudine e tutte le vie del bene.

[Oppure: Lettura agiografica Vita di san Benedetto abate, patrono d’Europa:

Benedetto nacque a Norcia da nobile famiglia, ma compì a Roma i suoi studi. Desiderando di darsi completamente a Dio, si ritirò in una grotta impervia nei dintorni di Subiaco, dove visse nascostamente per tre anni; solo il monaco Romano, che provvedeva al suo sostentamento, n’era a conoscenza. In questo suo cammino ascetico, dovendo affrontare un giorno una violenta tentazione suscitata in lui dal demonio, Benedetto si rotolò fra le spine fino a quando, ormai lacero in tutto il corpo, la concupiscenza della carne fu soffocata in lui dal dolore. Intanto la fama della sua santità si era sparsa e alcuni monaci vollero porsi sotto la sua guida. Non riuscendo peraltro a sopportare i suoi rimproveri, provocati dalla loro condotta disordinata, decisero di liberarsi di lui, avvelenandolo. Il segno della Croce, tracciato da Benedetto sulla coppa prima di bere, la mandò in frantumi. La dolorosa esperienza spinse Benedetto stesso ad abbandonare il monastero e a tornare a vivere in solitudine. Ogni giorno, però, accorrevano a lui molti discepoli, cui diede sante regole di vita e raccolse in tredici comunità di dodici monaci ciascuna. Passò poi a Cassino: qui evangelizzò e istruì nella fede cristiana gli abitanti del luogo, spezzò una statua di Apollo, che ancora si venerava, rovesciò l’altare dei sacrifici e incendiò i boschi sacri. Al loro posto costruì una chiesetta dedicata a san Martino e una cappella in onore di san Giovanni. A Benedetto si deve la stesura della «Regola dei monaci», sublime esempio di discrezione, grandemente lodata da san Gregorio Magno: essa divenne la regola di tutti i monaci d’Occidente. Spinto dalla carità verso Dio e verso il prossimo, Benedetto giunse al termine del suo compito: colmo di letizia e pieno di meriti, già pregustando la beatitudine eterna, sei giorni prima della sua morte ordinò che fosse preparato il suo sepolcro. Assalito dalla febbre, cominciò a essere prostrato dall’arsura e, poiché di giorno in giorno la malattia si aggravava, il sesto giorno si fece trasportare dai discepoli nella chiesa, dove ricevette come viatico il Corpo e il Sangue del Signore. Mentre i discepoli sostenevano il suo corpo ormai privo di forze, Benedetto alzò le mani al cielo ed esalò, pregando, l’ultimo respiro. Nel 1964 papa Paolo VI, considerando la tradizione di fede, di cultura e di vita cristiana derivata dal magistero spirituale di Benedetto, lo ha proclamato patrono d’Europa. Onore e gloria al Signore Nostro Gesù Cristo, che regna nei secoli dei secoli.]

 

Salmo
Sal 33 (34)

   R.: Venite, figli, ascoltatemi; vi insegnerò il timore del Signore.

Chi è l’uomo che desidera la vita
e ama i giorni in cui vedere il bene?
Sta lontano dal male e fa il bene,
cerca e persegui la pace. R

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. R

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia. R

 

Epistola
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 2, 1-7. 11-13

Tu, figlio mio, attingi forza dalla grazia che è in Cristo Gesù: le cose che hai udito da me davanti a molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali a loro volta siano in grado di insegnare agli altri. Come un buon soldato di Gesù Cristo, soffri insieme con me. Nessuno, quando presta servizio militare, si lascia prendere dalle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato. Anche l’atleta non riceve il premio se non ha lottato secondo le regole. Il contadino, che lavora duramente, dev’essere il primo a raccogliere i frutti della terra. Cerca di capire quello che dico, e il Signore ti aiuterà a comprendere ogni cosa. Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.

 

Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 15, 1-8

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».