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Sabato, Settimana dopo Pentecoste

San Filippo Neri, sacerdote

26 Maggio 2018

 

Filippo nacque a Firenze il 21 luglio 1515; dai domenicani di San Marco ebbe la sua prima formazione religiosa. A 18 anni fu mandato a Montecassino da uno zio che aveva un negozio, ma agli affari Filippo preferiva la solitudine e, appena poteva, si recava alla celebre abbazia benedettina per pregare, pur non sentendo la chiamata a farsi monaco. Poco dopo lo troviamo a Roma, dove sarebbe rimasto per oltre sessant’anni.
Frequentò corsi di teologia e filosofia presso l’università della Sapienza e, visitando chiese, catacombe, basiliche, dette inizio a una specie di predicazione ambulante, piena di spirito e di allegria, che conquisterà, in breve, tutta la simpatia dei romani. In particolare il suo fascino straordinario, fatto di buon umore e allegria, ma pieno di spirito evangelico, trascinò i giovani che lo seguirono con entusiasmo. Per loro Filippo mise in atto una delle sue idee più felici: l’Oratorio secolare, vera palestra di carità e santità, dove, oltre alle preghiere, ai canti e ai divertimenti, si organizzava l’assistenza ai poveri e ai malati. Con il suo confessore, nel 1548, fondò la Confraternita della Santissima Trinità, dedicata particolarmente all’assistenza dei pellegrini più poveri, dei carcerati, dei malati negli ospedali e nei lazzaretti; e nel 1551, per incrementare la devozione all’Eucaristia, istituì la pratica delle “Quarant’ore”.
Filippo fu consacrato sacerdote nello stesso anno, il 23 maggio, e, come sacerdote, entrò nella comunità dei cappellani di san Girolamo che esercitavano, tra l’altro, le funzioni di confessori e direttori di coscienza. Apprezzato come padre spirituale, si trovò subito circondato da un nutrito gruppo di discepoli, desiderosi di approfondire la loro spiritualità con preghiere, meditazioni, e l’ascolto dei sermoni di Filippo. Con loro ben presto diede vita alla Congregazione dell’Oratorio, una comunità chiamata così perché nata nell’ambiente oratoriano da lui organizzato.
Per le sue virtù e la sua capacità di curare i corpi e le anime fu amato, ammirato, venerato da papi, prelati e cardinali. Morì dopo una lunga e dolorosa malattia il 26 maggio 1595, assistito dal card. Federico Borromeo. Venne proclamato santo nel 1622 da Gregorio XV.