Martedì 24 aprile, nel giorno in cui gli Armeni, in tutto il mondo, ricordano il genocidio del loro popolo, avviatosi con i primi arresti tra il 23 e il 24 aprile 1915 ad opera dell’Impero ottomano, l’Arcivescovo pregherà alle 11 con i fedeli della Chiesa apostolica armena di via Jommelli. Una scelta che richiama i legami di amicizia con la Chiesa ambrosiana e il radicamento a Milano della Comunità armena, come spiega l’archimandrita Tovma Khachatyann che da 5 anni, oltre a guidare la realtà milanese, ricopre anche la carica di Vicario generale della Chiesa armena per l’Italia.
Da quanto tempo la vostra Comunità è attiva in città?
Occorre una premessa. Infatti, da tanti secoli, sia a Milano sia in altre città italiane, sono attestate presenze armene. Possiamo però dire che Milano è diventata il cuore della Comunità italiana tra il 1956 e il 1958.
Perché proprio Milano?
È una questione molto complessa da definire e ricostruire. Forse ha a che fare con la posizione geopolitica della metropoli, con il suo essere al centro dell’asse nord-sud ed est-ovest dell’Europa o con la sua importanza di città nota nel mondo per il lavoro e per gli studi. Anche oggi moltissimi giovani arrivano dall’Armenia, e dai diversi luoghi della diaspora, per frequentare qui soprattutto le Università. Tanti di loro poi rimangono, magari sposando un italiano o un’italiana, oppure semplicemente perché si trovano bene. Bisogna però notare che, causa la disoccupazione degli ultimi anni e la crisi economica, tanti vanno via. Nell’insieme, si può dire che i nostri giovani subiscono tutte quelle influenze e tendenze che interessano anche i loro coetanei italiani.
La chiesa in via Jommelli – dove arriverà per la preghiera l’Arcivescovo accompagnato dal vicario episcopale di settore monsignor Luca Bressan – a quando risale?
La chiesa è stata fondata, costruita, consacrata nel 1958. Da allora è il centro della Chiesa apostolica armena. Quindi non è certo molto antica, ma è interessante notare come sia l’unico luogo di culto in Italia che ha la forma e tutte le particolarità di una vera chiesa armena. Infatti solo in Armenia possiamo vedere di questo tipo di architetture. In Italia ci sono altre 26 chiese e monasteri che portano il nome di “armeno” – per esempio San Biagio degli Armeni, perché San Biagio era il vescovo dell’Armenia minore nel IV secolo, o San Gregorio Armeno -, ma, nel tempo hanno perso la loro struttura e forma propria.
Quanti sono i fedeli che frequentano a Milano?
Come ho detto, la Comunità più organizzata e concentrata è quella della città, poi ve ne sono altre. Si calcola che ci siano circa 5000 armeni nel vostro Paese, ma sono molto sparsi. A Milano siamo circa 800, tra cui un centinaio di giovani registrati, ma ognuno ha un suo impegno: chi studia, chi lavora, chi sta cercando un’occupazione o si sta preparando a partire.
Tre anni fa avete ricordato il vostro genocidio nella celebrazione in Duomo con il cardinale Scola, allora Arcivescovo…
Certo. Ogni anno il 24 aprile è, per noi, il giorno della memoria. Tre anni fa, quando fu la ricorrenza del centenario, abbiamo chiesto la benedizione del cardinale Scola e abbiamo vissuto in Cattedrale una solenne celebrazione ecumenica, vista l’importanza della ricorrenza, composta da canti liturgici e preghiere armene e cattoliche. C’erano tanti armeni e altrettanti ambrosiani. E, proprio alla vigilia del centenario, il katholikos di tutti gli Armeni, sua santità Karekin II, aveva dichiarato Santi tutti i martiri del genocidio della nostra gente. Da allora in poi, vogliamo sottolineare che ricordiamo una festa in senso religioso, ma anche in senso politico e sociale: come diceva lo slogan del centenario, «Ricordo ed esigo» la giustizia e il riconoscimento di ciò che è stato. Attendiamo con molta gioia l’arcivescovo Mario: pregare con la guida della Chiesa ambrosiana è un onore e conferma, ancora una volta, il clima fecondo di amicizia e di dialogo ecumenico che condividiamo. Non a caso, facciamo parte del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano da molti anni.