«Basta strumentalizzazioni politiche, non ci si dimentichi dei richiedenti asilo che sono stati accolti e che fuori dai centri finiscono per strada senza una reale prospettiva di futuro»: lo ha detto il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti, a margine del convegno «Le politiche della Ue in tema di migrazione e asilo: quali ricadute sulle persone». Prima di diffondere un documento sulle richieste alle istituzioni (in allegato), Gualzetti ha sottolineato: «Nell’ultimo anno c’è stata una riduzione del 35% degli sbarchi e questo ha provocato anche un calo delle richieste dei posti per le accoglienze da parte delle Prefetture. Tuttavia, oggi nelle nostre parrocchie abbiamo ancora 2360 persone già accolte alle quali bisogna garantire condizioni di vita dignitose per una convivenza serena nella nostre comunità». «La sfida più grande resta quella culturale – ha insistito il direttore di Caritas Ambrosiana -. Quando è venuto a Milano un anno fa, il Papa ha esortato i fedeli ambrosiani a non dimenticarsi che, in quanto popolo di Dio, sono chiamati ad accogliere le differenze e ad abbracciare i confini. È stato un appello che il Pontefice forse ha voluto rivolgere da Milano, che si dice la più europea della città italiane, perché fosse accolto anche oltre i confini cittadini».
«Questo sistema non funziona perché non affronta il tema di che cosa fare di quei richiedenti asilo che hanno ricevuto il diniego. Se da un lato non li rimpatri e dall’altro non ti occupi di loro, produci solo emergenza nell’emergenza. Bisogna lavorare sulla qualità dei processi di integrazione», ha insistito Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali, salute e diritti del Comune di Milano.
«Solo con un sistema a più livelli si può arrivare ad un’accoglienza diffusa equilibrata e sostenibile», ha sottolineato il viceprefetto Francesco Umberto Garsia, mentre Massimo Minelli (presidente di Confcooperative Lombardia) ha messo in luce che «oggi in Lombardia dei circa 24 mila posti per chiedenti asilo, ben 22 mila si trovano nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e solo 2 mila negli Sprar, il Sistema di accoglienza per richiedenti asilo gestito dai sindaci, dove si lavora per l’integrazione, perché meno di 100 Comuni dei 1523 presenti in Lombardia aderiscono a questi programmi».
Nella prima parte del convegno funzionari ed esperti della Rappresentanza della Commissione europea a Milano hanno illustrato le politiche della Ue in materia di asilo e rifugiati. Massimo Gaudina (capo della Rappresentanza a Milano della Commissione europea), ha sottolineato che «si parla troppo di immigrazione come gestione di un problema, mentre è prima di tutto una necessità e poi un’opportunità» e ha ricordato che ai primi di maggio la Commissione europea presenterà il bilancio di lungo termine che comprenderà anche un capitolo per le azioni nel campo dell’immigrazione: «Lì si capirà quanto i singoli Paesi sono disposti a spendere perché l’Europa faccia di più, come spesso le si chiede».
Silvio Grieco (policy officer Migration and Home Affairs della Commissione), ha auspicato una maggiore armonizzazione tra le politiche di accoglienza dei rifugiati e quelle di accesso per i migranti economici, «due vasi comunicanti oggi gestiti in modo parallelo», e ha sottolineato che la Ue, pur non avendo competenze sul piano dell’integrazione dei migranti, può finanziare progetti specifici che la favoriscano».
Chiara Favilli (docente di diritto della Unione europea dell’Università degli studi di Firenze), ha evidenziato che le intese con la Turchia e la Libia hanno effettivamente raggiunto l’obiettivo di ridurre i flussi d’ingresso in Europa, «ma al di fuori di veri e propri accordi internazionali e senza che vi siano garanzie verificabili del rispetto dei diritti umani».
Infine l’europarlamentare Patrizia Toia ha puntato l’indice contro la tendenza ad attribuire all’Europa la responsabilità della cattiva gestione delle politiche migratorie: «Il Parlamento europeo ha approvato la riforma del trattato di Dublino per superare l’obbligo di permanenza nei Paesi in cui si chiede asilo. Ma il Consiglio non lo sta approvando. Cosa farà l’Italia? Stiamo attenti a criticare l’Europa quando sono in realtà gli Stati membri a rimanere immobili».