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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Intervista

Magnoli: «Chiesa in debito? Sì, perché dipende dalla Rivelazione»

Il responsabile della Pastorale liturgica approfondisce il significato dell’espressione utilizzata dall’Arcivescovo nell’omelia della Messa crismale: «Occorre fare del Vangelo una pagina che orienta le scelte di vita»

di Annamaria BRACCINI

8 Aprile 2018

«Chiesa in debito» in riferimento alla Parola di Dio: questa l’espressione che l’Arcivescovo ha utilizzato per caratterizzare la sua omelia nella Messa crismale del Giovedì santo. Ma qual è il significato? Lo chiediamo a monsignor Claudio Magnoli, responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale liturgica: «Vuol dire che la Chiesa non vive di se stessa, ma di un dono che ha ricevuto attraverso la trasmissione della Rivelazione, della Parola del Vangelo giunta a ciascuno di noi per la strada dei testimoni evangelici, ossia di chi ci ha preceduto. La Chiesa è “in debito” perché deve rendersi conto di questa dipendenza».

Un debito da onorare ogni giorno?
Certamente. L’Arcivescovo ha voluto sottolineare la necessità che la generazione attuale sia, a sua volta, capace di questo lascito e si impegni, con tutte le sue forze e con la Grazia, a trasmettere la Parola. Questo è il debito da “pagare”, non solo da quanti seguono il Signore, ma soprattutto va pensato per i tanti che sembrano indifferenti, o ostili, al messaggio del Vangelo.

Monsignor Delpini ha citato specificamente i giovani…
L’Arcivescovo ricorda la necessità che questa trasmissione della Buona Notizia avvenga, con un’attenzione particolare, alle nuove generazioni: è una sua preoccupazione che i ragazzi, gli adolescenti e i giovani possano respirare la grazia del Vangelo, conoscerne la forza, potendo amare Colui che è il cuore del Vangelo stesso, Gesù.

Per «non ridurre la Scrittura a un libro da leggere», ha raccomandato i Gruppi di Ascolto e la Lectio divina…
Sono strade percorribili, che la Diocesi ha già sperimentato a partire dal grande magistero del cardinale Martini. L’Arcivescovo lo rilancia e riaggiorna. Il metodo della Lectio rimane ininterrottamente positivo e va quindi ripreso. Fare del Vangelo una pagina ascoltata, meditata, approfondita, pregata – una pagina che diventa orientatrice di scelte di vita -, appare sempre più urgente.

Anche la liturgia della Parola, specie domenicale, è coinvolta in questo processo?
Senza dubbio. Lo spazio della liturgia ha, prima di giungere al culmine sacramentale, un’attenzione profonda all’annuncio della Parola dell’Antico e Nuovo Testamento, che non sono soltanto una lettura personale, ma divengono coinvolgimento ecclesiale e ascolto nella comunità. Anche questo è un modo per pagare il “debito”.

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