Dt 6,4a.20-25; Sal 104 (105); Ef 5,15-20; Gv 11,1-53
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. (Gv 11,28-29)
Quando Lazzaro si ammala, Marta e Maria mandano a chiamare Gesù, ma egli tarda a venire. Raggiungerà Betania solo dopo aver saputo che Lazzaro è morto. Comprendiamo il tacito rimprovero di Marta: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Poco più avanti nel racconto è Gesù che, tramite Marta, fa chiamare Maria: «Il Maestro è qui e ti chiama». È illuminate il gioco che si stabilisce tra queste due chiamate. Nel momento dell’angoscia noi, come Marta e Maria, chiamiamo Gesù perché egli venga in nostro soccorso. Dobbiamo piuttosto ascoltare la sua voce che ci chiama a sé perché possiamo vivere ogni esperienza tragica della vita, inclusa la morte, con uno sguardo diverso, che riconosce in lui la risurrezione e la vita. Egli non ci salva dalla morte, ma si rivela come salvatore persino nell’esperienza oscura della morte.
Preghiamo
Signore, anche oggi
tu ci chiami sulle vie della fede,
della vita, della gioia.
La speranza che tu ci annunci
consoli il nostro pianto
e ci renda capaci di consolare anche altri.
Impegno settimanale
Cerco ogni giorno di fare attenzione a compiere alcuni gesti che possono rendere più autentica la mia sequela, rendendomi maggiormente coerente alle parole del Vangelo.
[«Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?» Lc 12,57 – LO SPIRITO, MAESTRO INTERIORE –
Quaresima e Pasqua 2018 -Centro Ambrosiano]