«Per un’arte del buon vicinato»: il titolo scelto da monsignor Mario Delpini per il suo primo Discorso alla città è ispirato al versetto di Matteo «se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?». L’Arcivescovo propone un Patto tra i cittadini, chiamati tutti, comprese istituzioni e operatori dei servizi, al momento della responsabilità e della partecipazione. Un patto per il buon vicinato che significa interessarsi del nostro vicino, non essere indifferenti e metterci la nostra “decima”, cioè una parte del nostro tempo, delle nostre energie, della nostra passione.
Un’idea forte, non possiamo girarci dall’altra parte o pensare che non ci coinvolga: siamo tutti chiamati a questo Patto. Un invito per cambiare i nostri comportamenti personali, ma anche i comportamenti e le scelte delle istituzioni, della politica, delle organizzazioni della partecipazione. Occorre anche «riconoscere la vocazione cattolica della Chiesa: cattolica vuol dire universale e universale vuol dire che tutti coloro che sono credenti in Cristo e che sono battezzati sono parte della Chiesa. Quindi la Chiesa assume le culture dei popoli, le accoglie, le rispetta, le trasforma e diventa una comunità».
Milano ha nel suo Dna l’accoglienza di persone che vengono da altri luoghi e che diventano milanesi perché si riconoscono nei valori cittadini. Così la città riesce a parlare al mondo, diventando “capitale” di tante energie e tanti temi, tra i quali scelgo due che mi stanno a cuore: ambiente e volontariato. A noi il compito di prenderne coscienza sempre più e lavorare per favorire e sviluppare accoglienza, lavoro, crescita, integrazione, rispetto del Creato e tanto altro. Grazie, monsignor Delpini.