Attenzione al prossimo, sostegno non solo economico, ma fatto anche di speranza e di incoraggiamento, gesti concreti che possono rendere migliore la vita nella città metropolitana. Sono i temi che emergono dal Discorso alla Città di monsignor Delpini. Ne parliamo con Mariangela Simini, dell’Associazione Luisa Berardi, che lavora con bambini, mamme e giovani in zona Molise Calvairate: «Cerchiamo di aiutarli a conoscersi, valorizzarsi e darsi aiuto reciproco – spiega -. Organizziamo corsi di italiano per stranieri, spazi di gioco per i bambini, sostegno scolastico per i ragazzi e orientamento al lavoro per i giovani. Il nostro obiettivo è quello di formare cittadini, ci occupiamo di ragazzi e di donne perché pensiamo che il cambiamento parta da qui».
Nel suo Discorso l’Arcivescovo invita i milanesi al buon vicinato. Come vede le relazioni tra cittadini a Milano oggi?
Penso che sia assolutamente determinante investire in prossimità e buone relazioni. Nei contesti in cui noi operiamo è difficile vedere buoni rapporti interpersonali e, a mio avviso, le cose negli ultimi anni sono molto peggiorate. La nostra attività si svolge in un cortile, all’interno di case popolari. Negli ultimi dieci-venti anni sono arrivate molte famiglie immigrate: persone che hanno una cultura molto diversa dalla nostra, e il loro ingresso non è stato “accompagnato” in alcun modo. Non sono state spiegate loro le regole dei condomini, e non è stata fatta nemmeno un’adeguata divisione degli alloggi. Gli inquilini anziani, che vivono qui da molto, vedono questa multiculturalità come un male. Ci sono ancora episodi di buon vicinato, ma c’è molta sofferenza. Una minoranza di persone, poi, agisce con prepotenza: rompe le serrature, non fa la raccolta dei rifiuti. È difficile andare d’accordo in questa situazione…
Secondo monsignor Delpini giovani e anziani devono farsi avanti e prendersi delle responsabilità. Cosa ne pensa? E qual è il ruolo delle istituzioni?
È un tema molto importante. Spesso si preferisce la teoria del lamento al prendersi carico in prima persona delle cose. Un cambiamento è possibile, ma ci vuole una strategia. Le persone faticano a creare un buon clima. È importante incoraggiare, tenere insieme, creare legami e dare senso di appartenenza. E questo può venire solo dalle istituzioni, che devono mettere in rete risorse e saperi. A livello cittadino ultimamente sono partite diverse iniziative interessanti, come i pranzi nei condomini oppure il social street, gruppi di cittadini di una via che attraverso internet si incontrano, si ritrovano, mettono a disposizione ore di servizio, organizzano cene, pranzi, aperitivi o proiezioni per conoscersi e stare insieme. Tutto ciò mette in atto un circolo virtuoso. È difficile cambiare le cose, ma nonostante tutto sono molto fiduciosa che ciò sia possibile.