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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Il significato

Il Pallio, segno della comunione col Papa e richiamo alla fortezza evangelica

L’Arcivescovo che lo indossa è chiamato a essere un pastore coraggioso nella difesa del suo gregge e un testimone intrepido del Vangelo

di monsignor Claudio MAGNOLIResponsabile del Servizio diocesano per la Pastorale liturgica

12 Settembre 2017

Con lettera del 2 agosto papa Francesco ha accolto la richiesta di Sua Eccellenza Mons. Mario Delpini di poter ricevere il Pallio arcivescovile prima del suo ingresso solenne nell’Arcidiocesi di Milano «in conformità alla prassi seguita dai Romani Pontefici nei confronti di tutti gli Arcivescovi di Milano… a motivo del vigente Rito Ambrosiano e in considerazione della speciale qualifica di Capo Rito che compete all’Arcivescovo». La cosa è avvenuta oggi nel Santuario di Seveso, nel contesto dell’incontro con i Decani. Il cardinale Angelo Scola, Arcivescovo emerito e Delegato pontificio, ha imposto al nuovo Arcivescovo il Pallio già benedetto dal Santo Padre lo scorso 29 giugno.

Il Pallio è un paramento liturgico che si porta sulle spalle sovrapposto alla pianeta o alla casula ed è riservato, nella Chiesa latina, al Sommo Pontefice e agli Arcivescovi Metropoliti. Tessuto in lana bianca con un lembo nero pendente dietro, decorato con più croci e ornato sul davanti da uno spillone a tre gemme, appare come una stretta fascia di stoffa che gira attorno al collo e, vista da dietro, ricordi la lettera Y.

Il suo valore simbolico e i suoi significati mistici sono ben evocati dalla formula di imposizione prevista nel Cerimoniale dei Vescovi. «Preso dall’altare della confessione di fede del beato Pietro» e consegnato «nel nome del Romano Pontefice… e della Santa Romana Chiesa» esso è in primo luogo «simbolo di unità e tessera di comunione con la Sede Apostolica». Come commentava Benedetto XVI nel 2005, il Pallio è dunque il «segno liturgico della comunione che unisce la Sede di Pietro e il suo Successore ai Metropoliti e, per loro tramite, agli altri Vescovi del mondo».

A partire da questo suo essere manifestazione del «vincolo di carità» che unisce l’Arcivescovo Metropolita al Romano Pontefice e a tutto il Collegio episcopale il Palio diviene anche un «richiamo alla fortezza evangelica». L’Arcivescovo che lo indossa è infatti chiamato a essere un pastore coraggioso nella difesa del suo gregge e un testimone intrepido del Vangelo, che, sorretto dalla grazia dello Spirito Santo, non indietreggia di fronte a intimidazioni, minacce e persecuzioni. Egli sa infatti che «nel giorno della venuta e della rivelazione del grande Dio e principe dei pastori, Gesù Cristo», insieme con il gregge a lui affidato, «sarà rivestito della stola di gloria e di vita immortale»

Infine il Pallio, che l’Arcivescovo porterà «entro i confini della provincia ecclesiastica» lombarda, è conferito «a onore della sede milanese» a lui affidata. Ogni fedele ambrosiano insieme con il proprio Arcivescovo è chiamato a godere di questo «onore» che, se bene inteso, richiama a una più consapevole responsabilità e a una più grande disponibilità a servire.