L’oratorio, proposta storica che è sempre venuta incontro alle esigenze delle famiglie, ma anche summer camp in lingua inglese, intere settimane all’insegna del calcio, del basket o della ginnastica artistica organizzate dalle società sportive frequentate durante l’anno. E poi esperienze in mezzo alla natura o con animali della fattoria. Sono tante le proposte estive pensate per i bambini e i ragazzi, una volta terminata la scuola. La scelta non è sempre facile. Per questo chiediamo qualche suggerimento a Laura Romano, pedagogista e formatrice che da anni svolge consulenza educativa collaborando con enti pubblici e privati.
Come destreggiarsi tra le tante proposte e scegliere quella migliore per i nostri ragazzi?
La scelta è complessa perché l’offerta risulta estremamente diversificata e perché le variabili sono molteplici. Ogni famiglia deve tener conto di due aspetti rilevanti, il costo e la logistica, soprattutto se ha più di un figlio. Questi, però, non dovrebbero essere gli unici criteri; se si desidera che il tempo estivo non venga soltanto “riempito”, occorre tener conto anche di interessi, attitudini, legami amicali e valutare le proposte da un punto di vista educativo. Le attività (ludiche, sportive, espressive, ricreative…) non possono prescindere da intenzionalità e consapevolezza pedagogiche.
Dobbiamo riempire tutte le settimane o è giusto che i nostri ragazzi stiano anche a casa, si organizzino da soli, magari sotto la supervisione dei nonni?
Credo nel valore educativo della “noia”, di uno spazio e di un tempo “vuoto” che consenta di lasciar emergere la creatività e di attivare risorse personali che faticano a rivelarsi nelle situazioni in cui bambini e ragazzini si ritrovano sempre all’interno di un gruppo formale, gestito da un adulto leader designato che propone, organizza e conduce attività predefinite e programmate. Una o più settimane “vuote”, nelle quali riposare o dedicarsi ad attività non strutturate e liberamente scelte, rappresentano un’occasione per scoprire nuovi aspetti di sé e trascorrere del tempo con amici (non necessariamente compagni di classe o di squadra), cugini, nonni.
Le proposte estive possono essere un’occasione di crescita per imparare cose nuove?
Attività progettate con autentica intenzionalità pedagogica risultano opportunità di apprendimenti plurali, ovvero afferenti a tutte le intelligenze. Partecipare ad alcune attività sostiene la crescita e lo sviluppo complessivo dell’individuo e arricchisce il sapere, il saper fare e il saper essere.
È meglio preferire le proposte per piccoli gruppi?
Il piccolo gruppo (8-10 partecipanti) può risultare più adatto in alcune fasi dell’età evolutiva, per esempio quella prescolare, poiché per i più piccoli gestire numerose e diversificate relazioni potrebbe risultare maggiormente complesso. Comunque, un adulto professionalmente preparato è in grado di condurre un gruppo anche più numeroso, creando e mantenendo dinamiche di segno positivo.
È bene che i ragazzi vengano seguiti nei compiti o quelli è meglio farli a casa per conto proprio?
Le vacanze dovrebbero essere un periodo di leggerezza (che non significa disimpegno), un’occasione di stimolo di tutte le intelligenze (il contesto scolastico stimola prevalentemente quella cognitiva) e di apprendimenti su se stessi, gli altri, il mondo. I compiti sono un dovere, ma non occorre replicare una sorta di gruppo classe; svolgerli a casa, in autonomia o affiancati da un genitore o da un nonno, permette di scoprire modi, tempi e stili di apprendimento personali e di svolgere un potenziamento individualizzato.
È giusto spingere i nostri ragazzi a fare esperienze nuove e conoscere nuovi amici?
Ogni individuo presenta bisogni e desideri irriducibilmente soggettivi. Uno può essere un “esploratore”, con un’innata tendenza a conoscere nuove persone e nuovi mondi, a mettersi in gioco in nuove appartenenze; un altro può essere maggiormente “conservatore” e desiderare di trascorrere il tempo con i coetanei che già conosce, con cui già condivide interessi e confidenze. La scelta più opportuna è ascoltare i desideri dei ragazzi, accogliere i loro bisogni e assecondare le loro preferenze.
Durante i camp estivi spesso si imparano parolacce e cattive abitudini dai ragazzi più grandi: come vigilare?
In qualunque contesto, compreso quello scolastico, bambini e ragazzi possono entrare in contatto con coetanei portatori di modalità verbali e di comportamenti non adeguati. Penso che sia inevitabile e, paradossalmente, anche positivo per lo sviluppo del senso critico e per la costruzione dell’identità. Decidere gradualmente chi si è e chi si desidera essere passa anche dal confronto con ciò che è diverso. Ovviamente, è indispensabile che l’adulto rifletta con loro, li aiuti a rielaborare, a scegliere comportamenti adeguati e corretti, facilitando il passaggio dall’eteronomia all’autonomia, dall’obbedire passivamente alle regole date a regole interiorizzate e scelte personalmente.