Comunque vada, per Milano sarà un successo, perché il doppio euroderby per la semifinale di Champions League (10 maggio Milan-Inter, 16 maggio Inter-Milan) proietterà una delle due squadre alla finalissima del massimo torneo calcistico continentale (Istanbul, 10 giugno). Un traguardo raggiunto l’ultima volta dall’Inter nel 2010 (2-0 al Bayern a Madrid) e dal Milan nel 2007 (2-1 al Liverpool ad Atene).
Un risultato francamente inimmaginabile a inizio stagione, che rende ancora più appassionante la vigilia di un doppio confronto premiato dal sold out dei biglietti e dai più alti incassi di sempre. Lo confermano anche due sacerdoti: il nerazzurro monsignor Gianni Zappa, responsabile della Comunità pastorale San Paolo VI di Milano, e il rossonero don Alessio Albertini, assistente ecclesiastico nazionale del Centro Sportivo Italiano. Come si vive questa attesa? «La passione di un tifoso è aperta a sorprese piacevoli come questa, che danno un sapore diverso non solo alla stagione, ma anche al periodo storico che la propria squadra sta attraversando», spiega Albertini. «Si vive serenamente bene – risponde Zappa -, con la soddisfazione di vedere le due squadre milanesi incontrarsi in una partita così importante. In ogni caso i sentimenti sono di amicizia e il principio è che vinca il migliore (che per me è l’Inter…)».
Il boom di Milano
Da Expo in avanti Milano sta attraversando una stagione di rilancio complessivo: anche il calcio può contribuirvi? «In realtà questa sfida può stimolare ad approfondire e ad affrontare i problemi della Milano “calcistica”, come l’irrisolta questione-stadio e la situazione economica dei due club – rileva Zappa -. Certo, è impressionante vedere l’afflusso di tifosi allo stadio, anche a fronte di una spesa non proprio trascurabile: significa che c’è voglia di coinvolgimento, di stare assieme, di sentirsi parte di un’avventura e nello stesso tempo di sentirsi sostenuti da una massa che si riconosce in certi colori». «In questi ultimi anni Milano ha avuto un’impennata eccezionale, accertata a tutti i livelli – riconosce Albertini -. Anche sul piano sportivo c’era bisogno di una sorta di “vetrina”, che riporta le due squadre a un ruolo da protagoniste dopo un ultimo frangente trascorso un po’ ai margini».
I club e lo stadio
I due “don” concordano sul fatto che le proprietà straniere dei due club non riducano il fascino, né l’identità “milanese” della sfida. Albertini è sicuro: «Ai tifosi – che poi sono i veri “proprietari” – poco importa chi sia il maggiore azionista, interessano gli undici giocatori in campo e chi gestisce la squadra dalla panchina». Ancora più categorico Zappa: «La gente non dà peso alla proprietà, guarda alla squadra e alla storia che ci sta dietro. E questo anche se in campo non ci sono più i giocatori-bandiera di una volta».
Si giocherà al «Meazza», stadio che entrambe le società considerano inadeguato per reggere la concorrenza dei top club europei. Però intanto in semifinale ci sono loro… «Il “Meazza” è la storia del calcio a Milano, sacrificare la storia in nome dell’economia darebbe un grande dispiacere – sottolinea Zappa -. La cosa migliore sarebbe metterci mano per ammodernarlo, perché i simboli non si abbandonano». Albertini è di diverso parere: «Si può arrivare ad alti livelli anche senza uno stadio di proprietà – premette -. Però credo che sia necessario un “contorno” che consenta di gestire la società in linea con le esigenze di oggi e che renda ancora più avvincente lo spettacolo sportivo. Altrimenti sarebbe come cucinare una portata prelibata e poi presentarla in un piatto inguardabile…».
Chi vincerà?
Non può mancare un pronostico secco, magari con l’indicazione del possibile protagonista. Albertini si smarca: «Un conto è il desiderio, che è ovvio, un conto sono i pronostici, dai quali mi astengo. Anche perché non vorrei poi ricevere telefonate o rimproveri dal giocatore al quale non ho portato bene…». Anche Zappa ammette: «Un pronostico è sempre azzardato, c’è l’auspicio del tifoso…». Però poi si sbilancia: «Pareggio all’andata, vittoria dell’Inter al ritorno. Il giocatore-chiave? Dimarco: milanese di Porta Romana, interista dalla nascita, cresciuto calcisticamente nelle giovanili, che in campo mette sempre una grande passione».
Nell’altra semifinale si sfidano Real Madrid e Manchester City. Per molti osservatori è la vera finale, come a dire che per Milan o Inter, comunque vada tra loro, non ci saranno chances. «Beh, all’inizio della competizione si diceva che il Bayern avrebbe travolto tutti e che l’Inter non avrebbe superato nemmeno il primo girone; poi si sa come è andata… – argomenta Zappa -. Allo stesso modo anche l’esito della finale, qualunque essa sia, non è così scontato. Per scaramanzia si può dire che gli altri sono più forti, ma poi si vedrà…». Anche per Albertini non ci sono verdetti precostituiti: «La finale sarà una partita “secca”, dove peseranno elementi come l’emozione e il pubblico, che potranno fare la differenza anche al di là del talento espresso».