At 1,9a.12-14; Sal 132; 2Cor 4,1-6; Lc 24,13-35
Essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro. (Lc 24,32-33)
C’è anche una dimensione affettiva nel cammino di fede, c’è l’emozione di un incontro, la percezione dell’amore ricevuto e donato, il senso di un legame più forte di ogni ostacolo. Se ne accorgono anche i discepoli di Emmaus, che si ritrovano scaldati dentro dal tratto di cammino condiviso con lo sconosciuto viaggiatore. Riconoscere Gesù come il Salvatore non è solamente un’adesione dell’intelletto, non è legato al “ritener vero” qualcosa: la fede è un legame di amore, il senso di una reciproca appartenenza, la gioia della condivisione. Un ruolo decisivo poi lo giocano le Scritture, ci racconta Luca con questo episodio evangelico. Ritrovare le tracce di un amore seminato da sempre, costantemente custodito e alimentato, portato a compimento con il dono della vita in Gesù: questo scalda il cuore dei discepoli e consente loro di riprendere il cammino, in senso inverso, dalla tristezza alla gioia, verso Gerusalemme, con un dinamismo che credevano ormai perduto.
Preghiamo
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
(Sal 23,4)