At 5,12-21a; Sal 33; Rm 6,3-11; Lc 24,13-35
Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. (At 5,12-13)
Luca ci riporta questa curiosa annotazione sullo spazio, nel cortile esterno del tempio, che la prima comunità dei discepoli del Maestro e Signore di Nàzaret soleva occupare. I credenti stavano insieme, si confrontavano tra loro e crescevano nella consapevolezza del compito loro affidato. Non temevano di essere identificati come quelli che davano credito alla Via della salvezza indicata e donata da Gesù. Gli altri li potevano vedere, riconoscere, anche apprezzare: nessuna setta segreta, nessun circolo esclusivo, nessun discorso trattenuto sottovoce, nessuna trama nascosta. Gli apostoli sono un segno raggiungibile di quella meravigliosa Notizia che hanno conosciuto e vissuto, sono trasparenti di Gesù, e generano simpatia e stima. Erano orfani del loro Maestro, eppure camminavano con decisa fierezza, senza tentennamenti, si concedevano a quanti li cercavano, non si sottraevano alle richieste del popolo, che pure aveva una certa soggezione per il dono che portavano con sé. È questa, oggi, l’immagine che le nostre comunità cristiane manifestano?
Preghiamo
Il Signore solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i principi, tra i principi del suo popolo.
Fa abitare nella casa la sterile,
come madre gioiosa di figli. Alleluia.
(Sal 113,7-9)