Gb 42,10-17; Sal 118,169-176; Tb 7,1a-b.13-8,8; Mt 26,14-16
Il Signore ristabilì la sorte di Giobbe, dopo che egli ebbe pregato per i suoi amici. (Gb 42,10)
È sorprendente questa conclusione del Libro di Giobbe. Ritrova tutta la sua vita dopo aver pregato per i suoi amici. Ci introduce al mistero della Pasqua, dove Gesù risorge dopo aver pregato per noi peccatori e raggiunto anche chi giaceva nel profondo degli inferi. La fede non può trionfare senza la gioia della condivisione. La salvezza non può essere solo per me! Il paradiso è per una famiglia numerosa. Come la vita vera non può mai essere un successo solo personale, una felicità da egoista. «Tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a trovarlo; banchettarono con lui in casa sua, condivisero il suo dolore e lo consolarono» (Gb 42,11). Nella fede condivisa risplende ogni dono di Dio: «Giobbe visse ancora centoquarant’anni e vide figli e nipoti per quattro generazioni. Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni» (Gb 42,16-17).
Preghiamo
Ecco, com’è bello e com’è dolce
che i fratelli vivano insieme!
È come la rugiada dell’Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Perché là il Signore manda la benedizione,
la vita per sempre.
(Sal 133,1.3)