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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Milano

«Fra Luca è chiamato alla perfezione del servizio»

Nella basilica di Sant'Ambrogio l'Arcivescovo ha presieduto l'ordinazione presbiterale di don Fallica, già Priore a Dumenza e nuovo Abate di Montecassino

di Annamaria Braccini

9 Marzo 2023

«La perfezione del Padre che l’uomo di Dio è chiamato a imitare è il servire. Non c’è altra via per essere perfetti: perfetti perché perseveranti nell’imitazione di Gesù».

È questa la consegna che l’Arcivescovo, ordinandolo presbitero, lascia a fra Luca Fallica per il suo futuro cammino di abate territoriale dell’abbazia di Montecassino.

Monaco benedettino della Congregazione Sublacense Cassinese, priore uscente del Monastero della Santissima Trinità di Dumenza (Va), nominato nell’incarico di abate il 9 gennaio scorso, Fallica, nato nel 1959 a Ripatransone (AP), nel 1989, insieme ad altri fratelli, ha dato inizio alla Comunità di Dumenza, di cui è stato priore per 12 anni, fino al 2 dicembre del 2022.

Moltissimi coloro che partecipano all’Ordinazione che si svolge nella basilica di Sant’Ambrogio dove concelebrano oltre 10 tra Abati e Vescovi – tra cui il vicario generale monsignor Franco Agnesi che, il mese scorso, aveva ordinato Fallica diacono, alcuni Vescovi ausiliari di Milano, monsignor Daniele Salera, ausiliare di Roma e l’abate di San Paolo Fuori le Mura, dom Donato Ogliari, predecessore, a Montecassino, di Fra Luca – e una trentina di sacerdoti venuti da diverse parti d’Italia. Non mancano i familiari provenienti da Ancona, religiosi e religiose di diverse Congregazioni, alcuni appartenenti alla Comunità ortodossa di “Cristo Pantocrator” di Arona e il direttore del Servizio nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Cei, don Giuliano Savina.  

Dopo la presentazione del candidato, con la formula di rito pronunciata dal vicario episcopale per la Vita consacrata, monsignor Walter Magni, e l’elezione, l’omelia del vescovo Mario è un invito a leggere anche «nell’imprevisto imprevedibile» una via di servizio al Signore e alla comunità.

Chiamati alla perfezione che è amore e servizio

«L’imprevisto, l’imprevedibile irrompe in ogni vita, in ogni storia. L’immaginario che pensa di programmare la vita, di prevedere le scadenze, di organizzare un progetto, forse può avere riscontro quando si tratta di una macchina, di una organizzazione, ma quando la programmazione si applica a una vita d’uomo si rivela una presunzione. L’imprevisto può essere, come è stato per fra Luca, una chiamata del Papa».

E se per l’uomo stolto – continua l’Arcivescovo – «non esiste l’imprevisto, perché non prevede niente e non fa nessun progetto», l’uomo di Dio «vi riconosce la volontà di Dio e la chiamata a essere perfetto».(leggi l’Omelia dell’Arcivescovo)

Ma quale perfezione? «La perfezione del Padre che i figli possono imitare non è quella di essere ineccepibili, capaci di non lasciarsi turbare da nulla. Piuttosto la perfezione è la pratica dell’amore che non trova mai una ragione sufficiente per il risentimento, per farla pagare all’avversario, per ricambiare il male con il male. L’imprevisto ha il volto della situazione che mette alla prova. La perfezione del Padre, che l’uomo di Dio è chiamato a imitare, è la misericordia, è dono di grazia. Non è il carattere arrendevole, non è l’arte di trovare una opportunità anche nell’imprevisto, non è una specie di astuzia per trarre il bene anche dal male. È invece molto di più. È una docilità all’opera di trasfigurazione che lo Spirito Santo compie negli uomini di Dio. Docili sempre, come esploratori che si avventurano nell’ignoto e interpretano con intelligenza i segni che orientano cammini inediti». Magari scoprendo meglio se stessi e conoscendo meglio il Signore, perché «a ciascuno di noi ogni giorno è chiesto di stare in mezzo ai fratelli come Gesù che serve».

«Sei prete? Servi! Sei vescovo? Servi! Sei marito, moglie, single, giovane, anziano, hai grandi responsabilità, sei senza titolo né responsabilità? Servi», scandisce il vescovo Mario che conclude: «Perfetti perché praticano la Misericordia, perché si lasciamo trasfigurare dallo Spirito, perché imitano Gesù che sta in mezzo ai suoi come colui che serve. Ecco come siamo chiamati a imitare Gesù noi uomini e donne di Dio».

Poi, gli impegni dell’eletto, con il “Sì, lo voglio”, “Sì, lo prometto”, le Litanie dei Santi – con fra Fallica sdraiato a terra in altare maggiore -, l’imposizione delle mani sul capo dell’eletto da parte dell’Arcivescovo, degli Abati e di alcuni presbiteri concelebranti, la preghiera di Ordinazione e i Riti esplicativi, con la vestizione degli abiti sacerdotali, l’unzione crismale e la consegna del pane e del vino, simboli eucaristici.

Infine, i ringraziamenti dell’ormai sacerdote fra Luca, commosso fino alle lacrime. «Avverto questa seconda chiamata a più di 60 anni. Di solito ci identifichiamo con i chiamati della prima ora – il riferimento è alla parabola degli operai chiamati a lavorare nella Vigna del Signore del Vangelo di Matteo al capitolo 20 -, ma io oggi mi identifico con quelli dell’ultima ora che hanno ricevuto molto di più di quello che hanno meritato, riconoscendo la bontà di Dio, anche quando ci sorprende. E dunque ringrazio il Signore e tutti coloro attraverso cui mi ha toccato. Grazie all’Arcivescovo di Milano e a tutta la Chiesa ambrosiana; grazie anche al cardinale Scola che mi fa fatto giungere un suo messaggio. Sono davvero molto grato a questa Chiesa che mi ha accolto, allora attraverso il cardinale Martini che per noi è stato un vero padre. Ringrazio la Chiesa di Ancona da cui provengo, qui rappresentata da alcuni sacerdoti, la Chiesa di Como con cui abbiamo stretto forti legami negli anni della nostra presenza a Vertemate, la Chiesa di Roma, (Montecassino appartiene alla Regione ecclesiastica del Lazio). Grazie ai confratelli di Montecassino che non hanno voluto mancare, agli Abati, alla Comunità ortodossa di Arona che ci conferma in quel respiro ecumenico che è tipico della vita monastica».  

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