Ct 5,6b-8; Sal 17 (18); Fil 3,17-4,1; Gv 15,9-11
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,9-11).
Nel discorso che Gesù rivolge ai suoi amici il tema dell’amore è pervasivo. Fra il Padre, il Figlio e la comunità, l’amore circola dentro un continuo scambio: il Padre ama il Figlio, Gesù ama i discepoli, essi sono chiamati a dimorare in quell’amore. L’amore fra il Padre e il Figlio che Gesù ha fatto conoscere diventa il fondamento, la ragion d’essere dell’amore di Gesù per la comunità e dell’amore dei discepoli fra loro. Gesù, amando la sua comunità, la rende partecipe di ciò che lo unisce al Padre. Amare fino a dare la vita per i propri amici è il punto più alto dell’amore. La comunità dei credenti, vivendo dell’amore stesso del Padre per il Figlio, compie il comandamento nuovo che Gesù ha dato ai suoi nel corso dell’ultima cena. Il «come» apre quasi l’accesso al mistero della Trinità: l’amore del Padre per il Figlio nello Spirito. A questo amore i credenti sono invitati ad associarsi grazie ai legami che li uniscono fra loro. Il «come», in altre parole, non dice solo paragone, ma pure comunione, radicamento, fondamento. È la presenza del mistero di Dio nella vita della Chiesa.
Preghiamo
Signore Gesù,
ci hai rivelato il Padre e il suo amore.
Su questo fondamento possiamo costruire
la nostra capacità di amare,
ad immagine della Trinità.
[da: La Parola ogni giorno. L’esistenza “in Cristo”, Quaresima e Pasqua 2017, Centro Ambrosiano, Milano]