La visita del Papa al Cairo, pochi giorni fa, è stato un fatto molto importante per il dialogo tra cristiani e musulmani. Ed è stato un evento il cui significato va oltre la realtà specifica dell’Egitto. Come raccogliere, allora, il messaggio contenuto nelle parole pronunciate da Francesco nel suo discorso all’Università di al Azhar anche nella realtà specifica di Milano? Proprio a partire da questa domanda il Centro missionario Pime, insieme alla Coreis (Comunità religiosa islamica italiana) e alla Fondazione Internazionale Oasis, propone per mercoledì 24 maggio, alle 18, sul tema «Cristiani e musulmani: quale dialogo dopo la visita del Papa al Cairo?».
L’iniziativa – che si tiene presso la sede del Pime, in via Mosé Bianchi 94 – cade significativamente alla vigilia dell’inizio del Ramadan, il mese sacro per i musulmani. E vuole essere un’occasione per riflettere su quanto la tragica esperienza degli attentati contro la comunità copta e l’abbraccio tra papa Francesco e l’imam al Tayyeb hanno da insegnare oggi al dialogo islamo-cristiano.
Dopo un’introduzione di Martino Diez, direttore scientifico della Fondazione Oasis, sono previsti gli interventi di padre Giuseppe Scattolin, missionario comboniano che vive al Cairo, dove insegna al Centro di studi arabi Dar Comboni, e dello shaikh Yahyah Sergio Pallavicini, presidente della Coreis. Le conclusioni saranno poi affidate a padre Paolo Nicelli, missionario del Pime e islamologo, e ad ad ‘Abd al-Sabur Turrini, sempre della Coreis.
Nel discorso pronunciato all’Università di al Azhar papa Francesco ha affidato un compito ben preciso al dialogo tra cristiani e musulmani: «In quanto responsabili religiosi – ha detto il Papa al Cairo -, siamo chiamati a smascherare la violenza che si traveste di presunta sacralità, facendo leva sull’assolutizzazione degli egoismi anziché sull’autentica apertura all’Assoluto. Siamo tenuti a denunciare le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani, a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio». Ma la religione – ha aggiunto Francesco – «non è solo chiamata a smascherare il male; ha in sé la vocazione a promuovere la pace, oggi come probabilmente mai prima. Senza cedere a sincretismi concilianti, il nostro compito è quello di pregare gli uni per gli altri domandando a Dio il dono della pace, incontrarci, dialogare e promuovere la concordia in spirito di collaborazione e amicizia».