Tutti ricordano quella mattina del 16 marzo 1978, quando si diffuse la notizia del sequestro di Aldo Moro, presidente della Democrazia cristiana, e la strage della sua scorta ad opera delle Brigate rosse. E poi gli interminabili 55 giorni di angoscia e impotenza sfociati nell’assassinio dello statista democristiano.
Tra poche settimane ricorrono quindi i 45 anni da quella tragica stagione. Eppure ricordare la figura di Aldo Moro solo raffigurato con la stella a cinque punte dei brigatisti rossi e dimenticare il suo ruolo fondamentale per la costruzione della democrazia italiana, è come ucciderlo una seconda volta.
Architrave delle istituzioni
Moro è stato l’architrave politico e istituzionale a partire dal suo contributo decisivo alla Costituente insieme ai suoi colleghi “professorini” (Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, Giorgio La Pira, Amintore Fanfani). Ma soprattutto nella stagione post-degasperiana, quando ha costruito le grandi opzioni politiche prima con il centro-sinistra negli anni Sessanta e poi con la solidarietà nazionale negli anni Settanta. Avendo sempre in mente la fragilità del sistema democratico e la necessità di «allargare le basi popolari» del governo di un Paese ancora così pervaso da una presenza e struttura burocratica ereditata dal ventennio fascista, con continui rigurgiti eversivi di estrema destra e massonerie deviate, con i vari tentativi di golpe e la stagione delle bombe con la strategia della tensione. Moro è stato il pilastro che si è opposto, avendo l’intelligenza politica di cogliere i fermenti di novità che emergevano nella società italiana, soprattutto tra i giovani.
Contro il rischio dell’oblio
Ma gli studenti di oggi non sanno nulla o quasi di Moro: infatti c’è il rischio dell’oblio, perché circa il 70% dei ragazzi non sa chi sia stato Moro. Una risposta seria a questa carenza di memoria viene da una proposta dell’Università degli Studi Milano-Bicocca, dal Centro “Carlo Maria Martini” e BBetween, con il percorso «Aldo Moro. Storia di un uomo e della Repubblica», che si svolgerà in presenza nell’ateneo dal 6 marzo al 3 aprile. Il percorso è gratuito e aperto a tutti (info Federico Gilardi federico.gilardi@unimib.it).
«Lo scopo – sottolineano i promotori – è quello di ampliare le conoscenze sull’attività politica e di governo svolta da Moro e di rinnovare la sua immagine pubblica, rivolgendo anche la giusta attenzione alla sua ricca spiritualità. Moro ha esplorato con intelligenza la direzione delle correnti profonde della società, non solo italiana, e, per quanto possibile, ha cercato di canalizzarle all’interno dell’evoluzione democratica del Paese nella consapevolezza che i destini dell’uomo e della Repubblica furono – e continuano a essere – indissolubilmente intrecciati».
Il programma
Il percorso si svolge nell’Aula U6-39 (piazza dell’Ateneo nuovo 1) dalle ore 15 alle 16.30. Primo appuntamento lunedì 6 marzo «La visione di Aldo Moro per una politica della convivenza», con Gianfranco Astori, consigliere per l’informazione del presidente della Repubblica. Il 13 marzo «Aldo Moro prima del “Caso Moro”», con Andrea Saccoman, docente di Storia contemporanea alla Bicocca. Il 20 marzo «Il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro», con Guido Formigoni, ordinario di Storia contemporanea allo Iulm. Il 27 marzo «Vittime e responsabili della lotta armata a confronto», con Adolfo Ceretti, ordinario di Criminologia alla Bicocca. Il 3 aprile, Aula U4-01 (piazza della Scienza 4), «L’ispirazione cristiana della politica in Aldo Moro», con Renato Moro, ordinario di Storia contemporanea, Università Roma Tre.