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Speciale

Il dramma di Turchia e Siria

Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Siria

Il parroco di Aleppo sul terremoto: «Una tragedia immane»

Le testimonianze sul sisma che ha colpito anche la Turchia meridionale: il bilancio provvisorio parla di centinaia di morti e feriti, in azione i volontari Caritas. La fidei donum ambrosiana Maria Grazia Zambon sta bene

di Daniele Rocchi Agensir

6 Febbraio 2023
Foto Ansa / Sir

Un terremoto, di magnitudo 7,8 sulla scala Richter, ha colpito questa mattina alle 4.17 ora locale (le 2:17 in Italia) la Turchia meridionale e il centro e nord-ovest della Siria. Si registrano enormi danni ovunque nelle zone colpite il bilancio provvisorio parla di centinaia di morti e feriti nei due Paesi. Il vicepresidente turco, Fuat Oktay, ha fornito un bilancio provvisorio che parla di 1.710 edifici crollati in dieci province del sud-est anatolico, con Gaziantep e Kahramanmaras le più colpite. I morti sarebbero almeno 284 morti e 2.232 i feriti. In Siria i morti sarebbero oltre 230 morti e 600 i feriti, la maggior parte ad Hama, Aleppo e Latakia, ma il bilancio resta provvisorio e i numeri si accavallano di ora in ora. L’agenzia governativa siriana Sana ha diffuso la notizia che il presidente siriano Bashar al Assad ha convocato per questa mattina, a Damasco, una riunione d’emergenza per coordinare gli interventi di soccorso. I primi soccorsi sono resi difficoltosi anche dal maltempo che affligge le zone terremotate.

Le testimonianze

«Ci sono macerie ovunque. Le prime notizie che abbiamo qui parlano di almeno 36 palazzi completamente distrutti con gente rimasta sotto le macerie. La parrocchia latina dove sono ha avuto anch’essa dei danni ma al momento non registriamo altre criticità». È la testimonianza di padre Bahjat Elia Karakach, frate della Custodia di Terra Santa e parroco latino di Aleppo, con i primi momenti subito dopo il terremoto delle 4.17. «La scossa è stata tremenda – dice il parroco con la voce provata – la gente è scesa in strada in preda al panico, almeno chi è riuscito a farlo, tanti, come dicevo, sono rimasti intrappolati. Qui piove e fa freddo ho visto persone scalze e con indumenti leggeri, in pigiama, fuggire in cerca di un luogo sicuro. In parrocchia abbiamo aperto dei locali non danneggiati e offerto delle bevande calde e qualcosa da mangiare. Abbiamo anche pregato per chiedere la protezione di Dio. Adesso con le prime luci dell’alba la gente sfollata sta facendo rientro nelle abitazioni per fare la conta dei danni, non c’è energia elettrica, una situazione drammatica. Aspettiamo che i soccorsi arrivino ovunque, adesso è prioritario cercare di salvare quante più vite umane possibile tirandoli via dalle macerie».

Morti e distruzione anche nella zona di Idlib, non controllata dal regime di Assad. A raccontare la situazione è padre Hanna Jallouf, parroco di Knaye, uno dei tre villaggi cristiani della Valle dell’Oronte, insieme a quelli di Yacoubieh e Gidaideh. Padre Jallouf si trova ancora a Damasco ma ha raccolto la testimonianza del suo confratello, padre Louai Sbai, rimasto a Knaye, distante solo 50 km da Idlib: «Nei villaggi del nord, nella zona di Idlib si registrano tanti danni, morti e feriti – le parole di padre Sbai riferite da padre Hanna -. Le nostre comunità sembrano essere al sicuro, lamentiamo solo danni strutturali. Si stanno muovendo i primi soccorsi ma la popolazione sta cercando di vedere lo stato delle abitazioni e portare via ciò che è possibile. Fare un bilancio adesso è difficile se non impossibile per l’alto livello di distruzione».

L’appello

«Confidiamo nell’aiuto internazionale, qui siamo tutti sotto shock per quanto accaduto. Non bastava la guerra, non bastava la povertà, ora il terremoto», dichiara padre Bahjat che lancia un appello alla comunità internazionale: «Rimuovete o sospendete le sanzioni alla Siria almeno per permettere e facilitare l’arrivo e la movimentazione degli aiuti umanitari di cui abbiamo estremo bisogno. Tantissime persone stavano cominciando a riparare le loro case distrutte dalla guerra, adesso sono di nuovo a terra, possono raccogliere sono macerie. Una tragedia immane, non abbandonate il popolo siriano».

Il Nunzio ad Aleppo

«Non si registra nessun danno all’edificio della Nunziatura. Domani mi recherò ad Aleppo per verificare la situazione»: così il nunzio apostolico in Siria, cardinale Mario Zenari, dopo il terremoto di questa mattina in Turchia e Siria. Continuano ad arrivare notizie da Aleppo dove la Municipalità parla di palazzi crollati e gente sotto le macerie. Secondo quanto appreso, l’arcivescovo greco-melkita emerito di Aleppo, monsignor Jean-Clement Jeanbart, sarebbe stato estratto vivo dalle macerie della sua abitazione. Risultano ancora dispersi un sacerdote e un laico che lavoravano con lui nella residenza crollata.

terremoto in Turchia

 

Crollata la Cattedrale di Iskenderun

«La cattedrale di Iskenderun è andata del tutto distrutta, crollata. L’episcopio è totalmente inagibile, ma grazie a Dio non ci sono morti. Purtroppo si registrano centinaia di vittime a Gaziantep, Kahramanmaras e nella zona di Antiochia». Così mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, la regione asiatica della Turchia, riferisce la situazione nell’area dopo il sisma di questa mattina. Monsignor Bizzeti è anche presidente di Caritas Turchia e in queste ore, seppur temporaneamente in Italia, sta coordinando il lavoro per portare i soccorsi nelle zone colpite. L’epicentro della scossa sarebbe stato localizzato a Sofalici, nell’area di Gaziantep, capoluogo di una delle province più colpite, con due milioni di abitanti tra i principali centri commerciali dell’Anatolia meridionale, a nord del confine siriano. Gaziantep ospita un terzo degli 1,5 milioni di rifugiati siriani che vivono nelle province colpite dal sisma ed è il principale punto di passaggio per il commercio con la Siria. Danni gravi anche Adana, importante centro industriale. Qui sarebbe crollato un condominio di 14 piani.

terremoto in Turchia

La fidei donum ambrosiana

«Io sto bene e la mia zona non è stata colpita, ma preghiamo per il terribile terremoto che c’è stato stamattina nel sud della Turchia e ha colpito duramente İskenderun e Antiochia: ho parlato con monsignor Bizzeti e padre Antuan: loro stanno bene e anche le suore, ma la cattedrale è completamente crollata! Preghiamo per coloro che hanno perso i loro cari, la casa, per coloro che sono feriti e sono rimasti senza nulla!»: questa la comunicazione inviata da Maria Grazia Zambon, laica ambrosiana fidei donum in Turchia.

Allertata la rete Caritas

«Al momento stiamo cercando di capire l’entità dei danni e quindi coordinare gli aiuti. La rete Caritas è preoccupata e allertata nell’area colpita che insiste nel Vicariato apostolico dell’Anatolia che fa capo a monsignor Bizzeti. Al momento si sono attivati circa 50 volontari Caritas per distribuire cibo ai terremotati. La hotline del Centro di ascolto è aperta». Alessandro Cadorin, referente di Caritas Italiana in Turchia, fa il punto della situazione.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, intervenendo in una riunione di governo, ha parlato di almeno 912 morti e 5.385  feriti. Dopo il terremoto si sono verificate finora 42 scosse di assestamento, la più forte delle quali è stata di magnitudo 6,6. Il sisma è stato avvertito specialmente a Kahramanmaraş, Hatay, Osmaniye, Adıyaman, Gaziantep, Şanlıurfa, Diyarbakır, Malatya e Adana. «I cittadini – spiega Cadorin – colti nel sonno sono scesi per le strade innevate in preda al panico e alla paura. Nonostante la temperatura dell’aria fosse sotto lo zero in molte province della regione, hanno iniziato ad aspettare intorno ai fuochi che bruciavano e nei loro veicoli. Purtroppo – aggiunge – dobbiamo registrare tra le vittime anche una donna beneficiaria di uno dei nostri progetti di empowerment femminile. L’Ufficio diocesano ha allertato tutti i beneficiari a non avvicinarsi all’area colpita. Domani è previsto un incontro con tutte le Caritas internazionali partner di Caritas Turchia per valutare il tipo di intervento da effettuare. Si tratterà di capire il numero degli sfollati e tra i primissimi interventi verrà valutato quello di fornire abiti ai terremotati per difendersi dal freddo. Gli indumenti saranno acquistati in loco e distribuiti direttamente. Verrà presto reso noto da Caritas Turchia e Caritas Italiana un numero telefonico per fare donazioni».