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Intervista

Contri: fare il bene comune

Il presidente di Pubblicità Progresso illustra il senso del convegno promosso insieme alla Fondazione Cariplo: urgente recuperare una visione alta della politica. Il ruolo del non-profit

di Pino NARDI

23 Aprile 2012

Rilanciare il bene comune. È questo l’obiettivo del convegno promosso da Pubblicità Progresso e Fondazione Cariplo, che si terrà giovedì 26 aprile a Milano, al quale interverrà anche il cardinale Scola. Ne parliamo con Alberto Contri, presidente della nota Fondazione per la comunicazione sociale.

Perché Pubblicità Progresso, insieme alla Fondazione Cariplo, ha deciso di occuparsi del bene comune?
Innanzitutto ci occupiamo di una comunicazione per divulgare valori di coesione sociale. In più di 40 anni abbiamo proposto campagne di tutti i tipi a favore di disabili, non vedenti, portatori di handicap, per la promozione della cultura. Insomma abbiamo fatto di tutto e di più. Oggi viviamo in un contesto non gratificante dal punto di vista dell’etica pubblica. Ci ha molto colpito una frase letta su un quotidiano un mese fa che diceva: siamo talmente messi male che fare il proprio dovere sembra un atto di eroismo. Allora, riflettendo sul fatto che lavoriamo con molte associazioni di volontariato, che siamo a contatto con questi volontari che quotidianamente fanno un grande lavoro per il bene comune (io stesso faccio il presidente gratis da 12 anni), insieme alla Fondazione Cariplo – che dà un sostegno enorme alle iniziative di volontariato – abbiamo pensato a due momenti. Primo, parlare del bene comune in quanto tale, dicendo e sostenendo che è un tema che va rilanciato, proponendo la domanda “kennediana”: cosa posso fare io per il mio Paese, invece che aspettare che il Paese faccia qualcosa per me?.

E il secondo momento?
Sfruttare l’attenzione all’innovazione nel campo della comunicazione, perché esiste un certo numero di Onlus e di associazioni non-profit che stanno imparando a usare molto bene i social network (Facebook, Twitter, ecc.) e i social media come momento di aggregazione, di discussione, di piazza virtuale in cui dibattere argomenti utili e importanti. Presenteremo una serie di iniziative nazionali e internazionali dove si vedrà come si opera per diffondere il concetto di bene comune tramite i social network.

Tra gli altri è previsto l’intervento del cardinale Scola…
Certo, l’Arcivescovo farà una vera e propria lectio magistralis. Approfittando della vecchia conoscenza personale con lui (40 anni fa eravamo in collegio assieme) mi sono permesso di insistere a lungo finché sono riuscito a ottenere la sua presenza, perché anche lui ritiene che sia un momento in cui il concetto del bene comune vada assolutamente riproposto.

Infatti, in questa stagione di crisi di credibilità della politica, riproporre questo concetto diventa strategico…
Non è certo questione di fare dell’antipolitica, tuttavia da una classe dirigente diffusa prevale innanzitutto l’interesse personale, il proprio tornaconto, la propria carriera, il proprio vantaggio, le proprie vacanze, il proprio business. Invece anticamente la politica si intendeva come l’arte di vivere assieme e di stabilire assieme regole comuni: del bene comune se ne parla fin da Platone, Aristotele, fino ad arrivare a Maritain. Però sembra solo un ricordo passato quando poi si scoprono tutti quelli che hanno la casa a propria insaputa, la ristrutturazione a sua insaputa, hanno i soldi a loro insaputa. Sarebbe invece bello fare del bene comune sapendo di farlo, consapevolmente.

Come avviene nel vasto mondo delle associazioni di volontariato…
Infatti, invitiamo tutto il mondo del volontariato per far sapere che c’è un’enorme quantità di persone che quotidianamente fanno volontariato, che se non ci fossero non si farebbero più questi servizi. Sono tutte iniziative che sono solo frutto di un bene comune, di chi sa di avere responsabilità.

Un bene comune che dovrebbe essere al centro anche delle realtà profit. È così?
Oggi si parla molto di responsabilità sociale delle imprese. A parte che dovrebbero fare sempre qualcosa di buono, però vuol dire che anche quella si ispira a un concetto di bene comune: l’azienda che decide di fare l’asilo per i dipendenti o mettere più verde nel territorio dove risiede. L’esempio famoso è quello della Olivetti di Adriano Olivetti che costruiva le case e i campi da tennis per i dipendenti, l’industria che si trovava su una collinetta estremamente bella. Insomma c’era un modo di concepire la vita secondo quello che Adriano dice nelle memorie: mi sentivo responsabile della bellezza del mondo. Che equivale a sentirsi anche responsabile del bene comune.