In quali regioni e in quali mercati illegali sono presenti le organizzazioni criminali in Europa? Quanto ricavano dalle attività illegali? Dove investono, in quali beni e settori economici? Qual è l’impatto di tali investimenti sull’economia europea? Sono solo alcune delle domande alle quali proverà a dare una risposta la conferenza “La criminalità organizzata in Europa: ricerca e politiche”, in programma il 3 marzo nella sede di Milano dell’Università Cattolica nella Cripta dell’aula Magna alle 10.30. Nel corso dell’evento, a cui parteciperanno il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e il professor Michael Levi dell’Università di Cardiff, il professor Ernesto Savona, direttore di Transcrime, presenterà alcuni risultati degli ultimi progetti del centro di ricerca sul tema degli investimenti criminali nell’economia legale.
Dopo lo studio italiano “Gli investimenti delle mafie”, finanziato dal ministero dell’Interno Pon-Sicurezza e presentato a gennaio 2013, Transcrime sta coordinando due progetti di ricerca finanziati dalla direzione generale Affari interni della Commissione Europea: Organised Crime Portfolio (Ocp) e Assessing the Risk of the Infiltration of Organized Crime in EU MSs Legitimate Economies: a Pilot Project in 5 EU Countries (Ariel).
Il progetto Ocp, che terminerà a novembre 2014, coinvolge, oltre al coordinatore Transcrime, sette partner per sette Paesi europei: Italia, Spagna, Francia, Finlandia, Olanda, Regno Unito, Irlanda. Il progetto ha già prodotto delle mappe preliminari (disponibili su www.ocportfolio.eu) che presentano una prima raccolta di casi di investimento delle organizzazioni criminali (Oc) in Europa.
Dai primi risultati si evincono alcune conclusioni.
• Gli investimenti nell’economia legale giocano un ruolo cruciale nell’attività delle Oc e rispondono a più obiettivi (riciclaggio, profitto, controllo del territorio, consenso sociale)
• Numerosi i Paesi europei interessati dal fenomeno degli investimenti delle Oc: tra di essi ricoprono un ruolo principale l’Italia, la Spagna, la Germania e il Regno Unito
• Numerosi i beni (immobili, aziende, veicoli, altri beni mobili) e i settori economici coinvolti
• Se l’immobiliare e il settore della ristorazione accomunano più gruppi, si possono intravedere delle diverse strategie di investimento tra Oc diverse. Per esempio le mafie italiane sono attive in più settori: in Italia, tra gli altri, nelle costruzioni e in settori emergenti (es. logistica, energie rinnovabili e VLT-slot machines); all’estero soprattutto nella ristorazione e nel commercio all’ingrosso di prodotti alimentari
• Diverse ancora le strategie di investimento delle Oc cinesi (es. tessile e commercio all’ingrosso), delle Oc russe/georgiane (es. import export) e delle motorcycle gangs (es. security privata).
Queste analisi preliminari saranno approfondite nei prossimi mesi con la raccolta di ulteriori casi, indagini, atti giudiziari ed evidenze empiriche.
La mappatura presentata, la prima mai effettuata a livello europeo transnazionale, si basa su informazioni provenienti da rapporti delle forze dell’ordine di vari Paesi europei, indagini di polizia, fonti giudiziarie, rapporti istituzionali, dati su beni confiscati, letteratura accademica e fonti aperte (giornali, inchieste, media).
L’analisi di Transcrime, condotta insieme agli altri partner del progetto, si è finora concentrata su alcuni Paesi europei individuando più di 400 casi di investimento, cifra che dà la misura dell’estensione e del peso degli investimenti delle organizzazioni criminali nell’economia legale. I casi sono quindi confluiti in una banca dati che sarà utilizzata per le successive fasi di ricerca e che costituirà un utile archivio per la Commissione e per le forze dell’ordine europee impegnate nel contrasto alla criminalità organizzata.
Tra gli obiettivi del progetto Ocp, ci sarà anche la proposizione di alcune raccomandazioni alla Commissione europea su come migliorare la disponibilità e la qualità di tali dati, e soprattutto su come potenziare la raccolta delle statistiche riguardanti i beni confiscati nei 28 Paesi membri.
Nello stesso tempo, il progetto Ariel, che terminerà a maggio 2015 e che coinvolge partner di cinque Paesi europei (Italia, Olanda, Regno Unito, Svezia, Slovenia), analizzerà in particolare come le Oc si infiltrano nelle aziende legali, migliorando la prevenzione dell’economia legittima e fornendo strumenti utili per l’attività di contrasto delle forze dell’ordine.