La chiameremo Anna con un nome di fantasia. Per proteggere il suo cammino, appassionante e altrettanto faticoso. Di crescita sua e del suo bambino. Vent’anni e una bimba di due anni, molto vivace. «Fantastica», la definisce lei, con un linguaggio proprio della sua età. Originaria dell’Ecuador, Anna è una perfetta milanese: «Sono stata portata qui da piccolissima», racconta. Tra sua figlia e sua sorella ci sono solo 13 giorni di distanza.
Non si arrende, Anna, nonostante le traversie degli ultimi due anni: l’altalena scolastica, con l’accettazione della gravidanza da parte dei compagni nel penultimo anno delle scuole superiori. E poi le tante assenze alla nascita della figlia, la bocciatura inaspettata. L’impossibilità ad andare a scuola nel primo anno di vita della bambina. Il compagno che non può darle una mano, perché lavora a turni. E anche la rete attorno a lei sembra non funzionare: la bambina non viene presa al nido. Gli amici pian piano si allontanano. In fondo fanno una vita diversa: alla stessa età, loro, non hanno figli…
Così Anna entra in contatto col progetto Madre Adolescente. Un passaggio importante, quello di cercare aiuto: sapere che c’è una rete di sostegno che non ti abbandona anche nel prosieguo del percorso, anche se la situazione dovesse complicarsi, è molto importante per donne che si stanno formando alla vita.
«Cercavo posti in cui poter incontrare mamme giovani come me. Inizialmente avevo preso parte a un’altra iniziativa sempre per mamme adolescenti, ma le altre non potevano venire perché andavano a scuola e alla fine mi sono ritrovata sola – spiega -. Madre Adolescente mi ha dato la possibilità di poter parlare di cose che non conoscevo ancora, perché fare la madre è qualcosa di nuovo. Pian piano ho capito che potevo parlare tranquillamente: di fronte a me ci sono sempre persone che hanno cura di quanto mi accade. E anche oggi continuo a essere seguita». Con un giusto equilibrio tra sostegno psicologico e consigli pratici: per esempio, «come fare con le pappe e i pannolini», confessa Anna.
Allontanamento dai coetanei, dunque, è uno dei tratti distintivi di questo cammino: per molte, purtroppo, questo può significare anche cadere in depressione. Ma Anna non ha mai smesso di sperare di approdare presto a una dimensione di famiglia. Vive ancora a casa con i suoi genitori, ma vorrebbe invece essere nelle condizioni di vivere col compagno, il papà della sua bimba. «È faticoso andare avanti così…» ammette.