Gli studi professionali creano lavoro in Lombardia. In media un posto su venti. A dirlo è un’analisi condotta dall’ufficio studi della Camera di Commercio del capoluogo lombardo nel “Rapporto Milano produttiva 2012”. Medici, dentisti, architetti, ingegneri, commercialisti e avvocati: la Lombardia è la regione italiana con la maggiore presenza di professionisti. Le attività degli studi professionali occupano circa 130 mila lavoratori indipendenti, oltre 30 mila dipendenti e 25 mila iscritti a un albo che lavorano di studi associati.
Ma non è solo grazie al Tribunale, alla Borsa e alle costruzioni che si muove l’economia cittadina. Milano, infatti, è la città italiana con la più alta incidenza di lavoro qualificato: il 40% delle assunzioni degli imprenditori riguardano dirigenti, professionisti, tecnici. E la gran parte delle associazioni nel campo del design, della comunicazione pubblicitaria, del marketing e più in generale delle professioni dei servizi creativi alle imprese ha sede sotto la Madonnina. Significativa è anche la presenza di servizi finanziari e immobiliari e nel settore del welfare.
Settori centrali nell’economia italiana che a Milano si sviluppano e continuano a crescere, come dimostra una ricerca condotta dal Consorzio Aaster del sociologo Aldo Bonomi su oltre mille professionisti milanesi. Tra chi è iscritto a un albo la crisi non è stata un problema per il 19% dei lavoratori. Mentre tutti gli altri cercano di reagire alla crisi puntando sullo sviluppo del lavoro in rete. «È importante che le imprese siano molto su questo fronte, perché l’uso delle nuove tecnologie apre nuovi mercati e può essere molto utile a superare la crisi», spiega Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano. Ecco allora che, oltre ai siti internet, adesso anche studi e piccole imprese aprono pagine sui social network: un’occasione per favorire lo scambio professionale secondo il 28,5% degli intervistati.
Così si allargano i confini dell’attività: un professionista su quattro oggi a Milano si è internazionalizzato e lavora abitualmente con clienti al di fuori dell’Italia o addirittura dell’Europa; il 37% serve la città e poco meno del 20% ha un giro d’affari che si estende a tutta la regione.