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Lecco

Giovani, diventare adulti in una società multiculturale

Al Politecnico la Fondazione Sinderesi ha tenuto il suo laboratorio annuale dedicato alla formazione al dialogo tra religioni diverse. Centinaia gli studenti coinvolti

di Enrico Viganò

26 Gennaio 2023

Tra i compiti della scuola oggi non può mancare l’educazione dei giovani alla multiculturalità e al rispetto della libertà religiosa. In Italia sono presenti numerose fedi religiose, professate da migliaia di immigrati. E le scuole non possono non raccogliere una sfida fondamentale per il futuro: rendere possibile la convivenza fra la diversità delle espressioni culturali e stimolarne il dialogo.

Per rispondere a queste istanze la Fondazione Sinderesi – da tempo impegnata per la formazione culturale e sociale dei giovani – da ormai tre anni organizza al Politecnico di Lecco il corso «Giovani protagonisti: è possibile diventare adulti oggi?», che si esplica in laboratori specifici. Il tema del laboratorio di quest’anno – svoltosi mercoledì 25 gennaio, a conclusione della Settimana per il dialogo interreligioso – ha avuto come titolo «Diventare adulti oggi in una società multiculturale: tradizioni religiose a confronto». «Il nostro obiettivo -spiega Saulo Sangalli di Sinderesi – è di mettere a confronto le idee di età adulta tipiche delle tradizioni religiose e culturali più diffuse, partendo dal presupposto che la dimensione di adulto si gioca in una società multiculturale».

Quattro i relatori intervenuti: Angela Falà della Fondazione Maitreya, già presidente dell’Unione Buddhisti Italiani; Sonia Brunetti della Comunità Ebraica; Antonio De Napoli, responsabile del dialogo interreligioso della Fondazione Sinderesi; Moulay Zidane ElAmrani, docente di Studi sull’Islam d’Europa presso l’Università di Padova e  di Monoteismi presso la Cattolica di Milano.

Fondazione Sinderesi Lecco

Le relazioni

Partendo dalla tradizione buddhista, Angela Falà ha proposto due termini-chiave su cui porre l’attenzione: la responsabilità e la interdipendenza. «Per il concetto di responsabilità – ha detto Falà – è fondamentale essere il più possibile consapevoli dell’impatto che le nostre scelte e i nostri comportamenti hanno non solo direttamente nella nostra vita, ma anche nel rapporto con gli altri». «Inoltre – ha continuato -, noi siamo interdipendenti: non è possibile vivere soli come entità assolute, isolate, indipendenti e separati dall’altro… Noi siamo la relazione e in questa relazione possiamo operare con uno spirito di rispetto e lucidità».  

Sonia Brunetti ha articolato il suo intervento sul concetto che essere adulti significa essere responsabili verso se stessi e verso gli altri e ha proposto agli studenti una riflessione a partire da due fonti. Nella prima ha focalizzato «i problemi relativi all’adultità nella società contemporanea», mentre nella seconda fonte ha delineato «il percorso di crescita di un individuo che è anche il percorso di definizione dell’identità proposto per l’antica società ebraica».

De Napoli si è soffermato su un tema ampiamente presente nella vita dei ragazzi in aula: la liquidità digitale. Ha sostenuto che essere adulto per un cristiano significa riconoscere principalmente il valore della relazione (sull’esempio di Gesù) e ha proposto per il lavoro di gruppo la lettura e il confronto su tre brani tratti dal terzo capitolo di Transizioni profetiche (Paoline Editoriale Libri, 2022), un testo che ha come filo conduttore l’affermazione di papa Francesco: «Non siamo in un’epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d’epoca».

Infine ElAmrani ha affermato: «L’etnicizzazione del male è un grave errore che non aiuta a comprendere il contesto, perché accecato dalla paura dell’altro, dal pregiudizio e dallo stereotipo, tutte attitudini devianti e banalizzanti, tipiche di coloro che credono di sapere tutto, ma è tutto quel che sanno. Oggi, nella nostra società transculturale e multietnica, i figli delle persone migranti sono i nostri compagni di banco a scuola, i nostri amici di gioco, i nostri confidenti o i figli dei nostri vicini di casa. Una grande opportunità per conoscerci, riconoscerci, frequentarci, facendo delle nostre diversità un patrimonio comune e non un ostacolo alla nostra crescita».