Verrà presentato venerdì 9 ottobre alle 17.30, presso la Sala Alessi di Palazzo Marino a Milano, il volume La Freccia Rossa, che vuole celebrare e raccontare l’omonima impresa di solidarietà, fratellanza internazionale e pace compiuta nel 1949.
Il 17 luglio 1949 25 Motoleggere Guzzi da 65cc inseguono rombando una più grande 250 per i viali di Milano: direzione Skjåk (Norvegia). In sella ci sono altrettanti scout del Clan “la Rocchetta” dell’Asci Milano 1, che per l’occasione “epica” accolse membri di tutta la Lombardia, desiderosi di portare in giro per l’Europa il messaggio dei mutilatini e degli orfani della Federazione Pro infanzia Mutilata di Don Carlo Gnocchi: «Per noi la guerra continua!». L’occasione era il World Scout Moot, l’incontro quadriennale per i giovani tra i 16 e i 20 anni del movimento. Quello sarebbe stato il primo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il moot (dallo scozzese di meeting, incontro) della riappacificazione.
Fu un’impresa all’epoca eclatante: condurre dei ragazzi, molti dei quali non avevano mai preso in mano una moto prima di sottoporsi alle centinaia di chilometri di allenamento preparatorio, per 8600 chilometri di strade ancora fiancheggiate da rovine e macerie in un’Europa che voleva ricominciare, ma che aveva ogni giorno sotto gli occhi il più forte ricordo della guerra: gli orfani e i mutilatini, bambini che avevano raccolto giocattoli esplosivi o erano inciampati in mine e bombe inesplose.
Esaltato dall’opinione pubblica come dalla stampa e supportato con generosa filantropia da nomi quali Moto Guzzi ed Esso, il “Raid Milano-Oslo”, come venne anche chiamato, fu un capolavoro di organizzazione e stile di cui si deve ringraziare un terzetto di educatori dalla fede profonda, con lo sguardo all’orizzonte, temprati dalla lotta al nazifascismo e innamorati del metodo scout. La Freccia Rossa (dall’italianissimo quanto appassionato colore delle moto) doveva essere un messaggio di pace e fratellanza fra le nazioni che fino a qualche anno prima si erano odiate e combattute, ma soprattutto fu un gesto “profetico” verso un’idea di Europa che stava muovendo appena i primi passi.
Dai primi mesi del 2014 un gruppo di Rover e Scolte dell’Agesci Busto Arsizio 3, il Clan Zenit, ha incontrato alcuni dei testimoni di quell’impresa, raccogliendo interviste e materiale inedito come foto, cartoline, giornali e lettere ora racchiusi in un volume curato da Federica Frattini, insieme ad Andrea Padoin e Piero Gavinelli. I giovani eredi di quei “profeti dell’Europa solidale” si sono cimentati in un’impresa non certo incredibile come quella del Raid, ma di sicuro impegno: la pubblicazione di questo lavoro, salutato con approvazione di Federica Mogherini, che nel suo ruolo internazionale ha riconosciuto il valore profondo dell’impresa, e del World Organization of Scout Movement, vuole rinnovare una prospettiva di impegno civico e visione di pace quantomai utili anche ai giorni nostri.